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Cogeval: "Milano è come una seconda Parigi, così elegante". Apre la mostra di Manet

La nuova mostra di Palazzo Reale è focalizzata sul rapporto di Eduard Manet con una città sempre più moderna

"Manet e la Parigi Moderna" inaugura l'8 marzo a Palazzo Reale, dove rimarrà visitabile fino al 2 luglio 2017.

Mostra di Manet a Palazzo Reale (foto Rovellini/MilanoToday)

In mostra un centinaio di opere provenienti dal Museée d'Orsay di Parigi, tra cui sedici prestigiosi capolavori di Manet (1832-1883) e altri quaranta quadri di pittori suoi contemporanei come Monet, Renoir, Signac, Degas, Cézanne, Gauguin e Boldini. Il curatore, in una pienissima conferenza di presentazione, Guy Cogeval ha sottolineato che "si tratta di opere e prestiti di qualità straordinaria: un'incredibile concentrazione di capolavori".

Il focus del percorso espositivo è il rapporto di Edouard Manet con una Parigi in rapido cambiamento. La produzione dell'artista viene quindi analizzata in relazione a una città sempre più moderna; per questo il ruolo della mostra è di particolare importanza nella Milano odierna, una metropoli che come la Parigi di allora sta attraversando un mutamento radicale, anche dal punto di vista urbanistico. "Milano è come una seconda Parigi", ha affermato Cogeval, aggiungendo che per la sua eleganza e la sua vocazione alla modernità è il luogo ideale per accogliere questa esposizione.

Dieci le sezioni in cui si articola la mostra, tra le più interessanti: "Parigi città moderna", raccolta delle opere che ritraggono il nuovo volto della città dopo gli interventi di Haussmann per volere di Napoleone III; "L'heure espagnole", che evidenzia l'influenza della cultura e dell'arte iberica sullla produzione di Manet; "L'universo femminile in bianco", che include il celebre quadro "La lettura", ritratto della moglie e del figlio del pittore; "La passante e il suo mistero", con protagoniste le donne delle strade parigine tra cui la modella di Manet raffigurata in "Berthe Morisot con un mazzo di violette".

L'assessore alla cultura Filippo Del Corno ha evidenziato come quello di Manet fosse "un interesse per una bellezza particolare e transitoria"; questo suo peculiare approccio spesso ha portato a un'incomprensione da parte dei suoi contemporanei "Manet, rifiutato dai saloni borghesi, venne riabilitato solo verso la fine della sua vita venendo finalmente riconosciuto come il maestro assoluto che era", ha aggiunto Del Corno. 

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