"Quadri che costano come Sputnik" al Museo del Novecento
Sulla scia del miracolo economico, la prima metà degli anni Sessanta vede lo sviluppo, in Italia e in particolare a Milano, di un mercato dell'arte moderna adeguato agli standard internazionali, mentre il collezionismo d'arte sembra potersi espandere a nuovi strati sociali, tanto da rappresentare, per un breve momento storico, una più appetibile alternativa ad altre, tradizionali, forme di investimento.
Il fenomeno trova ampia risonanza nei periodici di attualità illustrata, i cosiddetti rotocalchi, che, essendo il prodotto editoriale a più ampia diffusione – proprio in questo periodo raggiungono la loro massima tiratura prima del declino causato, già alla fine del decennio, dall'imporsi del mezzo televisivo – offrono un filtro prezioso per esaminare, nell'ottica della ricezione da parte del grande pubblico, la situazione del mercato e l'immagine dell'artista in un arco cronologico breve ma intenso.
Attraverso tre sezioni tematiche, si raccontano per immagini i modi e i formati attraverso i quali le riviste non specializzate informano e educano un pubblico di massa, ottimisticamente visto come potenziale serbatoio di aspiranti collezionisti, e lo mettono in guardia contro le insidie di un settore considerato inaffidabile.
Nelle rubriche di critica si infittiscono le notazioni sul mercato, mentre sono frequenti, in quelle di gossip e costume, le notizie dal mondo dell'arte; concorsi a premi mettono in palio opere di maestri del Novecento e largo spazio trovano reportages e inchieste che illustrano ai lettori – con spirito didattico o polemico – la situazione del mercato, dalla rete delle gallerie al sistema di valutazione a punti, dai maestri storici ai giovani artisti più quotati.