"Qualcosa di personale"
L'opera di Fabrizio Inglese è contraddistinta da un sentimento di profonda inquietudine. Si tratta di una pittura gestuale caratterizzata da una manualità vibrante che non nasconde le sue ascendenze nella Street Art degli anni 80, Baquiat in particolare e nella pittura di Pablo Picasso. Il maestro spagnolo del resto rappresenta la porta attraverso la quale sono passati moltissimi importanti artisti del secolo appena trascorso, da Wilfredo Lam a Enrico Bay, solo per citarne due. Vi é nella pittura di Fabrizio Inglese una ricerca del mostruoso e del grottesco, quasi a voler rendere manifesto il desiderio di una corrispondenza tra interiorità ed esteriorità. Il mondo interiore dell'artista é infatti ricco di un'inquietudine che l'autore trasferisce sulla tela come fosse una terapia personale, manifestando tuttavia una ricerca di originalità degna di nota. I volti sbagliati, che gridano senza voce, ci si presentano con la loro drammaticità distaccata, in un tripudio di colori in cui il gesto prevale sulla forma. Le bocche, gli occhi sono contorti, smisurati, talvolta riportati a collage come se ogni volto fosse portatore di un'inesistente coerenza interiore. Talvolta appaiono corpi che si inseriscono in un ambiente indefinito, talaltra i volti diventano teschi in un "memento mori" che pare essere un vero leit motivo per l'artista. Occhi e bocche prevalgono come elementi significativi nelle maschere rivelatrici dell'artista che racconta se stesso nella biografia interiore che mi sembra molto opportuno citare... A cura di Raffaella Silbernagl Silbernagl Undergallery