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I Pearl Jam "domano" San Siro: 60mila in estasi. Con omaggio all'Italia

Oltre 60mila spettatori in visibilio. Tre ore di concerto, ripercorrendo una carriera fatta di tantissimi alti e pochissimi bassi

Oltre 60mila spettatori in visibilio. Tre ore di concerto, ripercorrendo una carriera lunga ventiquattro anni. Così si può riassumere il concerto dei Pearl Jam di venerdì 20 giugno a San Siro.

Le premesse per fare bene c’erano tutte. E Vedder e compagni (che mandavano dall'Italia dal 2010) non hanno deluso. Il concerto vero e proprio è iniziato alle 20.45, ma alle 18 il frontman della band — poco prima del fischio d’inizio di Italia-Costa Rica — si è presentato sul palco. Maglia degli azzurri addosso, e chitarra in mano, ha cantato Porch.

Un concerto unico nel suo genere. La band made in Usa ha aperto la serata con Relaese, seguita da Sirens e Black. Dopo aver scaldato il motore con pezzi lenti e melodici, Vedder e compagni, hanno spinto a tavoletta sull’acceleratore. Aumentati «i giri del motore» e ingranata qualche marcia hanno proseguito con Do the evolution, Corduroy e Lighting Bolt. Tra una canzone e l’altra poche parole, solo qualche sorso da una bottiglia di vino che Vedder ha tenuto gelosamente vicino alla piantana del microfono. 

Subito dopo sono andati avanti con Pilate, Who you are e Given to fly (di quest’ultima Vedder ha dimenticato qualche parola all’inizio: si è maledetto usando un termine in italiano, giusto per farsi comprendere da tutti). Successivamente è stato il turno di uno dei loro successi planetari: Even Flow, seguito da Why Go e Rearviewmirror.

Nel mezzo Vedder si è lasciato andare ai sentimenti. «Quattordici anni fa — parla in italiano — suonai a Milano il 23 giugno. Ero a pezzi. Poi ho conosciuto una ragazza speciale: una ragazza che prima è diventata mia moglie, poi la madre dei miei figli. Lei è la mia Eva Kant», ha detto, prima di dedicarle Just Breathe

La band dello stato di Washington, poi, hanno suonato Jeremy, Better Man, Lukin e Porch. Infine il gran finale con Alive, Rockin’ in the free world e Yellow Ledbetter.

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