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Per Expo, aprono 679 nuovi locali a Milano nel 2014: e dopo?

Se la città non riesce a rimanere attrattiva, rischia di chiuderne uno su quattro

Hamburgherie (la carne is the new sushi), ristoranti creativi, locali artistici, pizzerie. Milano aspetta l'onda di Expo con una marea di nuovi locali, start-up gestite da under 35. 

I dati sono impressionanti, come racconta Linkiesta su elaborazione Fipe-Confcommercio. 

Esaurito il flusso (auspicato) dei 20 milioni di visitatori che riempiranno – inevitabilmente – ogni posto che dir si voglia, ci sarà da capire come potranno sopravvivere i nuovi locali e i nuovi hotel. Milano ha solo un milione e 300mila abitanti – la metà di Roma – e se è vero che con la nuova città metropolitana (che ha sostituito la provincia) arriva a più di tre milioni, ci si rende conto che la base di consumatori è limitata. E il confronto con la capitale diventa impietoso dal punto di vista degli arrivi turistici: circa quattro milioni e mezzo contro sedici e mezzo, nel 2014. Ed è evidente che in mancanza di nuove idee, nel 2016 si tornerà più o meno a questo rapporto mettendo in ginocchio chi ha investito per l’Expo. Ecco perché stupisce che già nei primi nove mesi del 2014, a Milano hanno aperto 679 esercizi, solo 8 in meno di Roma.

La media è feroce: potrebbe esserci la morìa di un locale su quattro. Come tenere alta l'attenzione sulla città? 

Ci vogliono più fiere e più eventi, anche sportivi: la finale della Champions League 2016 è una piccola grande occasione in questo senso: 100mila persone per tre giorni, come minimo. Ma non basta, e comunque questa è una priorità pari se non superiore al destino dell’area Expo perché interessa il futuro prossimo di migliaia di persone. Detto questo, uno potrebbe pensare ma che senso ha investire su un evento di sei mesi, sfidando il tracollo successivo?

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