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Il servizio idrico Milanese

Il servizio idrico Milanese è un modello di efficienza e qualità. Ma con la nuova legge potrebbe cambiare tutto, tariffe incluse.

L'oro Blu
Quando si parla di “corse all’oro” è facile immaginarsi un minatore ottocentesco alle prese con l’oro giallo, o un petroliere texano, estrattore di oro nero. E’ più difficile, invece, collegare immediatamente le parole “oro” e “corsa” ad un elemento che, per quanto riguarda noi abitanti di questa parte del mondo (ma anche qui non tutti), consideriamo spesso abbondante e facilmente accessibile: l’acqua. In realtà, la corsa a questo bene sacro e vitale, è in atto da decenni e vede costantemente aumentare il proprio circolo di interessi economici e politici.

Qui a Milano, l’acqua viene trattata in un modo adeguato alla sua preziosità: il Servizio idrico integrato, che va dalla raccolta dell’acqua potabile allo smaltimento delle acque reflue, è gestito da un’azienda totalmente pubblica, Metropolitana Milanese, di proprietà del Comune.

 

Tale servizio è assicurato da 31 stazioni di pompaggio e da una rete di distribuzione di 2.300 km, con una portata media teorica di 700.000 mc/giorno. Le qualità del servizio offerto sono molteplici:
 -i valori delle analisi confermano un’alta qualità dell’acqua potabile e un’alta capacità dei depuratori di “normalizzare” le acque reflue (3 centri di depurazione che a regime copriranno il 100% del bacino
-il sistema ha le percentuali di dispersione tra le più basse in Italia
-alti investimenti in gestione della qualità ( ad esempio spese in strumenti di analisi e filtri di depurazione)
-le tariffe tra le più basse d’Europa e d’Italia: per fare un esempio basti considerare che qui a Milano la bolletta si aggira intorno alla media di 106 euro, ad Agrigento invece il prezzo quadruplica. 

Dunque un servizio efficiente e di qualità, ma soprattutto gestito dal Pubblico.

 

Entra cosi nel discorso la Legge 166/09, meglio conosciuta come Decreto Ronchi: il decreto apre all'affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, attraverso gare, a società con azionariato privato. Gli affidamenti pubblici attualmente in vigore dovrebbero cessare entro il 31 dicembre 2011 (oppure potrebbero proseguire fino alla scadenza del contratto ma solo se il socio privato rileva almeno il 40% della società partecipata dall'amministrazione locale). Gli affidamenti in capo a società quotate cessano il 31 dicembre 2011 a meno che la quota pubblica scenda sotto al 40% nel 2013 e al 30% nel 2015.


Il servizio idrico milanese, gestito dalla municipalizzata  Metropolitana Milanese dovrebbe cosi essere aperto alla partecipazione privata: andando ad osservare le statistiche nazionali ed europee, si nota come, laddove il servizio idrico sia in mano ai privati, le tariffe siano aumentate (vedi il caso Arezzo) e la qualità non abbia subito rilevanti miglioramenti (spesso è accaduto il contrario).

Addirittura a Parigi, dove il servizio era in mano alle due più grandi multinazionali del settore, SUEZ e VEOLIA, l’amministrazione ha deciso di tornare alla gestione pubblica: non si capisce allora perché si dica che la privatizzazione sia imposta dalla UE, se da un lato in Italia si privatizza e a Parigi si fa il percorso opposto.


La gestione privata dell’acqua , in fondo, ha puntato alla remunerazione degli azionisti, mentre la gestione pubblica, se virtuosa, come a Milano, punta alla qualità del servizio e alla sua accessibilità, essendone gli “azionisti” i cittadini stessi.

Per mantenere il servizio idrico pubblico sono nati e continuano a nascere numerosi movimenti, di liberi cittadini, senza coalcune Regioni italiane hanno presentato di fronte alla Corte Costituzionale il ricorso contro la Legge 166/09; inoltre numerosi Comuni hanno apportato modifiche ai propri statuti per difendere la gestione pubblica dell’acqua..

Per ora, Comune di Milano, Provincia e Regione tacciono.

 

E voi?

 

A.

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