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Politica

Aborto più sicuro: dopo 8 mila firme la proposta di legge va in commissione

L'associazione Coscioni e Radicali Italiani pronti a estenderla in tutta Italia

E' ora al vaglio della commissione sanità e politiche sociali di Regione Lombardia la proposta di legge di iniziativa popolare denominata "Aborto al sicuro", volta ad applicare appieno la legge nazionale sull'interruzione volontaria di gravidanza. La proposta ha ottenuto più di 8.400 firme, quasi il doppio di quelle necessarie per il deposito, e contiene un decalogo di proposte per aiutare le donne a vedersi riconosciuto il diritto ad un aborto legale e sicuro.

«Siamo soddisfatti di questo risultato e non possiamo che augurarci di replicarlo in tutte le altre regioni, così che ogni donna possa essere veramente libera di scegliere nel rispetto del diritto alla propria salute», ha affermato Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell'associazione Luca Coscioni.

«Secondo i dati ufficiali promossi dal Ministero, una donna su cinque in questo Paese abortisce almeno una volta nella vita. Nonostante ciò, le donne si sentono spesso abbandonate e sole ad affrontare percorsi ad ostacoli, inutili viaggi, colloqui umilianti e vedendosi anche spesso negato l'accesso a procedure mediche più moderne e meno invasive. Anche per questo alcune si rivolgono a persone non abilitate o al mercato clandestino di farmaci abortivi, mettendo a rischio la propria salute», ha spiegato Sara Martelli, coordinatrice della campagna di raccolta di firme.

Tra le varie "storture", il fatto che in Lombardia le donne possano accedere all'aborto farmacologico solo in un ospedale su dieci. Ma come si diceva i "problemi di applicazione" riguardano un po' tutta Italia. In Molise, per esempio, un solo medico pratica aborti. E anche quando la salute della donna è in pericolo, è in "agguato" l'obiezione di coscienza. 

Il decalogo: no al ricovero per aborto farmacologico

Ed ecco i punti del decalogo: informazioni reperibili facilmente online o al telefono, appuntamenti senza code in ogni consultorio o ambulatorio, monitoraggio annuale della qualità dei servizi e soprattutto dell'omogeneità sul territorio, migliore assistenza da parte dei consultori familiari, casi urgenti da garantire in tempi brevi da parte di tutte le strutture ospedaliere. Ma anche (come previsto dalla legge) contraccettivi gratuiti su richiesta per le donne che richiedono l'aborto, assistenza per reperire contraccettivi d'emergenza, corsi regionali di formazione e aggiornamento sulle tecniche di interruzione di gravidanza, chirurgiche e farmacologiche, ma anche sulla contraccezione e sulle tematiche epidemiologiche, psicologiche e sociologiche correlate.

Inoltre le strutture già accreditate per la procreazione assistita e la diagnosi parentale dovranno assicurare continuità terapeutica alle donne che chiedono l'aborto in seguito a diagnosi di anomalie fetali o rischi per la paziente. E, punto molto importante, la proposta di legge prevede di eliminare l'obbligo di ricovero per l'aborto farmacologico, sostituendolo con il day hospital a più accessi come già avviene in altre regioni italiane.

«Ogni giorno leggiamo notizie di Paesi in cui l’aborto torna illegale, nonostante la volontà popolare. Per questo anche la scelta dello strumento per proporre l’applicazione della 194 deve passare dalla partecipazione attiva della cittadinanza. Nei prossimi mesi l'iniziativa verrà replicata in altre regioni e su scala nazionale», ha commentato Barbara Bonvicini, presidente di Radicali Italiani.

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