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Aree dismesse, il Comune: "Obbligo di recupero". Pdl: "E' un esproprio"

Cambierà il regolamento edilizio: edifici e aree in disuso da 5 anni potranno essere destinati a uso pubblico se i proprietari non faranno progetti. Palmeri: "Il Comune aiuti piuttosto chi vuol fare"

Scontro frontale tra maggioranza e opposizioni a Palazzo Marino sugli edifici dismessi. Non tutti, ma quelli (circa 270) in disuso da più di cinque anni. Motivo: la possibilità per il comune di "obbligare" i proprietari alla riqualificazione, arrivando anche a destinare il bene a una funzione e uso pubblici. Tanto è bastato per far gridare alla "socializzazione della proprietà" da parte di alcuni consiglieri del centrodestra.

La norma "pietra dello scandalo", che l'assessore all'urbanistica Lucia De Cesaris vorrebbe introdurre nel regolamento edilizio, prevederà che per edifici e aree in disuso da più di cinque anni il comune possa diffidare i proprietari ad eseguire un progetto di recupero; in mancanza potrà provvedere d'ufficio, attribuendo il bene ad una funzione pubblica e addebitando però al proprietario i costi dei lavori e una sanzione.

La De Cesaris si è detta disposta a modificare questa proposta, ma non a cancellarla. "Il comune vuole abrogare la proprietà privata", ha risposto arrabbiatissimo Fabrizio De Pasquale (Pdl): "Perché un privato non può decidere in libertà quando è il momento di investire?". Contrario anche Manfredi Palmeri, per il quale "solo una legge nazionale potrebbe introdurre obblighi sui diritti soggettivi, e questa norma sembra anche in contrasto con l'articolo 42 della Costituzione (quello sulla proprietà privata, n.d.r.): quasi una filosofia da esproprio proletario". Secondo Palmeri, invece, anziché "punire chi non fa, spesso suo malgrado, bisognerebbe aiutare chi vuole fare", riferendosi al fatto che non tutti i proprietari di un immobile o un'area dismessa hanno la forza economica sufficiente a intervenire con una riqualificazione.

"Non vogliamo appropriarci di proprietà private, ma che vengano usate e abbiano una destinazione", ha risposto la De Cesaris. La norma varrebbe anche per le aree di proprietà pubblica. Ora il dibattito in commissione e poi in consiglio comunale: la posizione della giunta si ammorbidirà?

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