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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Addizionale Irpef, ecco chi pagherà di più

Dopo il ritocco dell'aliquota e l'abbassamento dell'esenzione, "stangata" per molti milanesi

Il comune di Milano ha appena operato la "mini stangata" dell'addizionale Irpef. Scende (rispetto al 2012) la soglia d'esenzione, sale l'aliquota per tutti coloro che devono pagare. La maggioranza di centrosinistra cerca di giustificarsi sottolineando che la soglia d'esenzione fissata resta tra le più alte d'Italia, ma a conti fatti molti contribuenti milanesi si troveranno un'addizionale anche quintuplicata rispetto all'anno precedente.

LE NUOVE REGOLE - Aliquota dello 0,8% (quella massima possibile) con soglia d'esenzione a 21.000 euro di reddito. Questo è quanto ha votato il consiglio comunale, correggendo l'iniziale proposta della giunta che prevedeva scaglioni di aliquote ma esenzione solo fino a 15.000. Nel 2011 l'esenzione era fino a 33.500 euro con aliquota minima dello 0,2%. Nel 2012 sono stati introdotti scaglioni, fino allo 0,8% per redditi oltre i 75.000 euro, ma con soglia d'esenzione sempre a 33.500 euro.

COS'E' L'ADDIZIONALE IRPEF - E' un'imposta aggiuntiva sul reddito delle persone fisiche (Irpef), da pagare al comune in cui si ha domicilio fiscale, calcolata sul reddito a fini Irpef, cioè al netto degli oneri deducibili e delle detrazioni. In pratica, dal lordo occorre togliere deduzioni e detrazioni. Si paga sull'intero reddito.

I CONTI - Chi ha un reddito di 22.000 euro all'anno non pagava nulla. Ora pagherà 176 euro. Con 25.000 euro di reddito si pagherà 200 euro. Con 30.000 euro si pagherà 240 euro. Veniamo a chi non era esentato. Con 34.000 euro di reddito, si pagavano 52,50 euro mentre ora, con la nuova aliquota, si pagheranno 272 euro. Per effetto degli scaglioni, la "stangata" sarà subita anche da chi ha redditi più importanti, anche se proporzionalmente in misura minore (sugli scaglioni più alti, si pagava già l'aliquota massima).

I PIU' E I MENO COLPITI - Dal mero punto di vista proporzionale, quindi, i più colpiti sono coloro che guadagnano meno. Come la maggior parte dei lavoratori dipendenti e, soprattutto, dei pensionati. Colpisce a livello di curiosità che la percentuale maggiore di esenti sarà presso chi ha redditi prevalentemente immobiliari: circa l'80% di loro non dichiara abbastanza per superare la soglia d'esenzione.

Per i lavoratori dipendenti il prelievo avverrà direttamente in busta paga, un tanto al mese. Gli autonomi, invece, vedranno batosta in estate, quando dovranno calcolare il valore dell’imposta sul proprio reddito. Tutti, comunque, non potranno non accorgersi dei rincari dell’addizionale Irpef, dopo il voto del consiglio comunale di Milano che ha abbassato la soglia di esenzione e stabilito per tutti l’aliquota massima di prelievo, fissata allo 0,8 per cento.

Le cifre parlano da sole: un milanese che guadagna 22mila euro l’anno e che, fino allo scorso anno, era esentato dal pagamento della tassa, dovrà pagare 176 euro. Non va meglio a chi già era tenuto al versamento lo scorso anno: un reddito di 34mila euro equivale a una addizionale più che quintuplicata, da 52,50 a 272 euro. Man mano che si sale di reddito, poi, si riduce in proporzione l’aumento, ma le cifre secche diventano via via più importanti: i redditi da 75mila euro, ad esempio, pagheranno poco meno del triplo del 2012 (600 euro contro 215,50) e quelli da 150mila euro poco meno del doppio (1200 euro contro 740,50).

La stangata, di fatto, riguarderà il 46,41 per cento dei milanesi che dichiarano un reddito (ovvero 444.513 persone): meno di quante prevedeva la prima ipotesi prevista dalla giunta, con la soglia di reddito a 15mila euro; ma di certo molte più di quante finora avevano pagato l’imposta introdotta nel 2011. Ad essere più colpiti — sono sempre i numeri a parlare — saranno i lavoratori autonomi (su un totale di 31.731 appartenenti a questa categoria che dichiarano un reddito, solo il 24 per cento sarà esentato dall’addizionale), mentre nella categoria di dipendenti e pensionati saranno esentati il 48,5 e il 57,3 dei dichiaranti.

I meno colpiti in assoluto, quelli che dichiarano come fonte di reddito prevalente quella immobiliare: su 53.570 persone l’81,6 per cento di loro non dovranno versare un euro di addizionale Irpef, e questi dati potranno solo alimentare le polemiche su chi non dichiara tutto il suo reddito e chi, come i lavoratori dipendenti, non hanno alternativa. Proprio loro saranno i primi ad accorgersi della stangata: in busta paga si dovrebbe iniziare tra febbraio e marzo a sentire gli effetti del conguaglio rispetto agli anticipi pagati mese per mese quest’anno.

Quest’anno, anche senza la manovra discussa per settimane e approvata lunedì — con 27 voti a favore e otto contrari, in assenza dell’unico rappresentante 5 Stelle e di molti consiglieri del centrodestra — i milanesi avrebbero pagato più del 2012: perché era stato già l’ex assessore Bruno Tabacci a firmare la delibera — poi approvata dal consiglio comunale nel luglio 2012 — che stabiliva gli aumenti per l’anno successivo. La soglia di esenzione sarebbe rimasta invariata (33.500 euro) ma sarebbero cambiate le cinque aliquote per gli scaglioni di reddito, partendo dallo 0,2 e arrivando allo 0,8 per cento (oggi aliquota unica) solo per i redditi superiori a 75mila euro.

Quegli aumenti però, pur votati, non sono mai entrati in vigore: e così ora ci si trova a fare un salto netto da un anno all’altro, con un incasso stimato di poco meno di 173 milioni di euro. Ed è una piccola consolazione, anche per la maggioranza, aver ridotto con un maxiemendamento l’impatto della manovra rispetto alle previsioni o poter rivendicare ancora — come fa il capogruppo

pd Bertolè — «di essere, tra le grandi città italiane, quella con la soglia di esenzione più alta» (la Roma di Gianni Alemanno ha portato l’aliquota allo 0,9 e la soglia di esenzione a 8mila euro, a Torino si arriva a 11.200 e a Napoli a 18mila). E questo in risposta al definitivo «è la più grande stangata del dopoguerra» del consigliere di opposizione Riccardo De Corato e alle, altrettanto dure, critiche dei sindacati.

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