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Commissione d'inchiesta sul Covid, bufera sulla Baffi e Italia Viva: «Voto di scambio con la Lega»

Pd e 5 Stelle non prendono bene la bocciatura di Scandella. L'altro candidato Usuelli: «Criteri partitocratici, non ha prevalso il merito»

Il "day after" della commissione d'inchiesta sul Covid-19, istituita in Regione Lombardia, la cui presidenza spetta all'opposizione, è una vera e propria bufera scagliatasi sulla neo presidente Patrizia Baffi di Italia Viva, investita da polemiche fortissime da parte del Pd e del Movimento 5 Stelle e, sui social network, dai loro elettori. Numericamente un esponente di minoranza può "spuntarla" solo se viene votato anche dalla maggioranza, ma in questo caso la Baffi ha ottenuto soltanto i voti della maggioranza di centrodestra più il suo, perché i maggiori partiti di opposizione (non tutti), cioè Pd e 5 Stelle, puntavano sul bergamasco Jacopo Scandella, giovane esponente del Pd.

Le critiche alla Baffi sono due. Primo, viene ricordato che, tra le opposizioni, la Baffi non partecipò al voto sulla mozione di sfiducia all'assessore al welfare Giulio Gallera, che comunque per la cronaca non sarebbe mai stata approvata. Con lei anche il consigliere di +Europa Michele Usuelli. La seconda critica riguarda invece ciò che è successo in Senato la mattina stessa, quando il partito di Matteo Renzi ha "salvato" Matteo Salvini dal processo Open Arms non partecipando al voto in Giunta delle immunità. In poche parole, si accusa Italia Viva di uno "scambio" in giornata: Iv ha evitato il processo a Salvini, in cambio la Lega ha premiato la Baffi eleggendola a presidente di una commissione delicatissima e politicamente rilevantissima.

L'ipotetico "scambio" tra la Lega e Italia Viva sulla doppia scacchiera del Senato e del Pirellone è un retroscena ipotizzabile ma difficile da verificare. La motivazione ufficiale per cui Renzi non ha dato il via libera al processo a Salvini sul caso dell'Ong Open Arms sta nel fattto che è probabile che, ai tempi, non si fosse trattato di una decisione del solo ministro dell'Interno (Salvini) ma condivisa dal Governo (quindi dal premier Giuseppe Conte), e che quindi processare il solo Salvini sia riduttivo.

Più probabile che la maggioranza in Regione gradisse un presidente di commissione d'inchiesta che, pur dall'opposizione, non avesse partecipato al voto sulla sfiducia all'assessore Gallera. Un caso in cui rientrano due consiglieri: la Baffi e Michele Usuelli di +Europa. La prima aveva motivato il suo non voto spiegando che, prima di tutto, occorresse uscire dall'emergenza sanitaria; il secondo col fatto che non sarebbe andato meglio con un altro assessore di questa maggioranza. E poi la mozione di sfiducia non avrebbe avuto nemmeno una possibilità su mille di essere approvata.

Gli errori politici di Pd e Movimento 5 Stelle

Il Pd e il Movimento 5 Stelle non hanno preso bene l'elezione della Baffi a presidente di commissione d'inchiesta. E hanno promesso che non parteciperanno ai lavori della commissione. Ma, in questa partita, hanno commesso alcuni errori politici. Il primo tra tutti: avere scelto Jacopo Scandella (Pd) come loro candidato presidente, diffondendo poi la versione che fosse «il candidato unitario delle minoranze», cosa non vera perché all'accordo non avevano partecipato né Italia Viva né +Europa. Il secondo: se avessero coinvolto davvero tutte le minoranze, si sarebbe potuto scegliere l'unico consigliere d'opposizione veramente competente in materia, cioè Usuelli, medico ospedaliero non solo in Lombardia (lavora alla Mangiagalli) ma anche in situazioni d'emergenza e di guerra (Afghanistan, Darfur e tanti altri Paesi). Togliendo anche alla maggioranza l'argomento della mozione di sfiducia a Gallera, perché, come detto, Usuelli non l'aveva appoggiata.

Ingenuo reagire affermando che la maggioranza "si è scelta" il suo presidente preferito. In realtà la maggioranza ha fatto ciò che fa qualunque maggioranza in qualunque aula: se deve scegliere un esponente di opposizione a presiedere una commissione di inchiesta o di garanzia, ma l'opposizione si spacca e si presentano in tre, la maggioranza si fa forte dei suoi numeri e sceglie chi vuole lei fra quei tre. Succede sempre così. La forza delle minoranze è proprio quella di saper fare sintesi e indicare un nome solo. Cosa che il Pd e i 5 Stelle non hanno voluto fare, con un accordo solo tra loro.

L'altro errore politico, a questo punto, è quello di rifiutare la commissione, perché si tratta dello strumento istituzionale ufficiale per fare le pulci (politiche) al governo lombardo e alla gestione lombarda dell'emergenza sanitaria e sociale da Covid-19. E' vero che ormai la maggior parte dei dieci milioni di lombardi aspetta le inchieste della magistratura, ma intanto a livello politico c'è una commissione che potrà lavorare. Pd e 5 Stelle hanno annunciato un gruppo di lavoro interno alle minoranze, ma questo non avrà valore ufficiale e, tutto sommato, si sarebbe potuto fare anche due mesi fa. 

Usuelli: «Usano commissione come casella per poltrona»

Non è tenero con nessuno Michele Usuelli, che pensava che, alla fine, avrebbe prevalso una logica basata sulla competenza. «Nessuna Fase 2 in Regione sul tema della gestione dell'emergenza Covid», commenta il medico-consigliere, che contesta alla maggioranza di avere scelto «la meno lontana», ma anche al Pd di essersi arroccato sul proprio candidato che pure la maggioranza era indisponibile a votare, «e ha scelto di non convergere sul mio nome, unico medico tra i consiglieri di opposizione, sostenuto da un appello del mondo della sanità e della ricerca», di circa 450 firme tra medici, infermieri, oss, ricercatori, farmacisti e ostetriche.

«Gli osceni criteri spartitori e partitocratici, contro cui noi radicali ci battiamo da anni, hanno avuto la meglio - continua Usuelli -. La maggioranza ha scelto la candidata ritenuta meno lontana, l'opposizione Pd-5 Stelle ha considerato la commissione come una casella da occupare rifiutando qualsiasi ragionamento basato sulla competenza. Sono le stesse logiche di potere che hanno portato, attraverso la lottizzazione e la spartizione, la sanità regionale a trovarsi impreparata di fronte all’emergenza e che finiranno per vanificare anche il lavoro della commissione d’inchiesta». 

La neo presidente lavora in una Rsa: "conflitto d'interessi"?

C'è poi un'ulteriore questione. Patrizia Baffi è dipendente in aspettativa di una Rsa di Codogno, la Fondazione Opere Pie, nella quale si occupa di gestione amministrativa. Un istituto che, come tante altre Rsa lombarde, ha vissuto momenti drammatici durante l'emergenza sanitaria da Covid-19. Secondo i dati, fino al 16 aprile 2020 solo quattro morti nella Rsa erano risultati positivi al Coronavirus. Tuttavia alcuni si chiedono se la Baffi, da dipendente di una Rsa, sia o non sia la persona più adatta a guidare il lavoro della commissione, che tra le altre cose dovrà necessariamente occuparsi anche di far luce su queste strutture, alcune delle quali hanno attirato anche l'attenzione della magistratura in tema Covid-19.

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