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Addio “legge Moratti”: negozi del Comune (anche) per le kebabberie

Nel 2010, l'assessore al Demanio Giovanni Verga, aveva escluso dai bandi per i locali comunali le kebabberie e i take away. In questi giorni la giunta Pisapia ha cancellato la "norma"

Un forno non è uguale a un kebab. Un bar non è la stessa cosa di un take away. O meglio non lo erano. Almeno per il Comune di Milano. 

Giovedì scorso, il Corriere della Sera aveva scoperto l’esistenza di un piccolo “regalo” della giunta Moratti che condizionava, e non poco, la gestione dei bandi per gli immobili commerciali di proprietà del Comune. 

Dal 2010, così aveva deciso l’allora assessore al Demanio, Giovanni Verga, da tutti i bandi erano escluse kebabberie e take away: due tipi di attività solitamente gestite da stranieri. Una disposizione, potenzialmente discriminatoria, che l’assessore al Demanio attuale, Daniela Benelli, aveva promesso di rivedere. 

La promessa, nel giro di pochi giorni, è stata mantenuta. “Take away e kebabberie non saranno più escluse dai bandi commerciali del Comune - ha annunciato la Benelli al Corsera - e già a partire dalla gara in corso, dove si punta ad assegnare otto negozi in diverse zone della città, potranno concorrere per entrare negli spazi comunali”.

E’ stato lo stesso assessore a motivare la scelta di palazzo Marino e della giunta Pisapia: “Trattandosi di locali che spesso si trovano ai piedi di caseggiati di edilizia popolare, la nostra volontà - ha spiegato - è quella di garantire vivibilità e tranquillità dei residenti. Escludere take away e kebabberie non è necessariamente coerente con questo obiettivo”, ha concluso.

Così, anche aspiranti proprietari di kebabberie o take away potranno da oggi concorrere per l’attuale bando in corso. Il 7 luglio, il giorno dopo la scadenza, saranno aperte le buste con le offerte. 

E non è detto che la novità di palazzo Marino non faccia già sentire i suoi effetti. 

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