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"Benigni, comico per costituzione"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

Ho assistito con profonda delusione allo spettacolo di Benigni dedicato alla Costituzione italiana, descritta sorprendentemente e incautamente come la piu' bella del mondo.

Il titolo del programma rimandava all'idea di una trasmissione di informazione storico-giuridica che argomentasse questa presunta superiorità della Costituzione italiana su quelle straniere, invece si e' assistito a una celebrazione pomposamente retorica della Carta e nulla di piu' (infatti non esiste costituzionalista al mondo che abbia mai avuto l'ardire di eleggere la Costituzione italiana a modello da imitare) .
Purtroppo, come spesso accade, la volontà propagandistica offende la verità storica.
Non e' vero, come ha detto Benigni, che la Dichiarazione universale dei diritto dell'uomo (approvata dalle Nazioni Unite nel 1948) ha tratto ispirazione dalla Costituzione italiana (approvata nel 1947) perché, in primo luogo, la storia dell'elaborazione dei diritti fondamentali dell'uomo e' molto piu' antica e sostanzialmente va' ascritta al Giusnaturalismo (teoria filosofica che abbraccia tutta la storia dell'uomo, dai filosofi greci Aristotele e Platone fino a Kant) ; in secondo luogo, e cito wikipedia, "La dichiarazione universale del 1948 fu frutto di una elaborazione umana centenaria, che parte dai primi principi etici classico-europei e arriva fino al Bill of Rights (1689), alla Dichiarazione d'Indipendenza statunitense (4 luglio 1776), ma soprattutto la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino stesa nel 1789 durante la Rivoluzione Francese, i cui elementi di fondo (i diritti civili e politici dell'individuo) sono confluiti in larga misura in questa carta"...guarda un po', non c'e' traccia della "costituzione piu' bella del mondo"!
Inoltre anche la trattazione dei primi dodici articoli della Costituzione (i cosiddetti principi fondamentali) e' stata molto lacunosa, ancora una volta per lasciare spazio all'enfasi retorica del Roberto nazionale.
Ad esempio, non c'è stato nessun accenno alla palese violazione, negli anni, degli articoli 5 ("La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento") e art. 11 ("L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...").
L'articolo 11 fu violato nel 1998 quando il governo di centrosinistra D'Alema diede l'avvio alla guerra anglo-italiana contro la Serbia; l'articolo 5 fu violato invece nel 1975 con il Trattato di Osimo quando lo Stato italiano cedette parte del suo territorio all'ex Jugoslavia, ma non solo, fu violato ininterrottamente per più di venti anni visto che le Regioni italiane entrarono in funzione solo nel 1970!
E si badi bene, queste violazioni avvennero nel silenzio generale, anche degli organi di controllo previsti dalla Costituzione (Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale): ma ovviamente Benigni si e' ben guardato dal ricordarlo!
Infine e' stata taciuta una delle più macroscopiche contraddizioni della Carta presente nell'articolo 1, che afferma da una parte che la sovranità appartiene al popolo ma dall'altra subito precisa che il popolo la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione: come dire, il popolo e' sovrano ma e' lo stato che decide come e quanto lo e'.
Per la verità i cittadini italiani sono molto pochi sovrani se si pensa che la Costituzione fu approvata da un'assemblea costituente, ma non fu sottoposta a voto popolare (come e' normale negli stati democratici) e gli articoli che prevedono istituti di democrazia diretta e partecipativa sono del tutto irrilevanti.
L'unico istituto ammesso a livello statale e' il referendum abrogativo che ha lo scopo di abrogare una legge o parti di essa e l'articolo 75 impone ulteriori limiti al ricorso al referendum, in quanto "non e' ammesso per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali".

La bellissima Costituzione italiana vieta, a livello statale, la possibilità di ricorrere a referendum propositivi (per vincolare il legislatore a emanare una legge coerente con il quesito referendario) e referendum legislativi (che introducono direttamente nell'ordinamento giuridico la proposta messa in votazione) .

Invece nella vicina Confederazione Svizzera (sottolineo che trattasi di confederazione di Cantoni e non di uno stato centralista come l'Italia) con 100mila firme i cittadini possono chiedere la modifica di singoli articoli o dell'intera Costituzione e il progetto di riforma sarà sottoposto a voto popolare.
In secondo luogo, in alcuni casi le leggi sono poste automaticamente in votazione (referendum obbligatorio) , in altri e' necessario raccogliere almeno 50mila firme di cittadini (referendum facoltativo).
Il referendum non esiste solo a livello federale, ma anche a livello cantonale e comunale, per le questioni prettamente locali.
Così i cittadini svizzeri, a differenza di quelli italiani, possono esprimersi liberamente su ogni questione, sia a livello comunale che a livello federale: possono giudicare iniqua l'introduzione di una nuova tassa o l'innalzamento di una aliquota; possono cambiare la forma di governo dello stato; possono confermare o rifiutare l'adesione ai trattati internazionali (che spesso impattano in maniera determinante sulla sovranità nazionale) .
Siamo ancora sicuri che la Costituzione italiana sia la piu' bella del mondo?
Vorremmo, da parte di Benigni, una trasmissione riparativa ma sicuramente non ci sarà...

Dario Pederzani proLombardia Indipendenza www.prolombardia.eu.

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