Il senatùr Bossi e il piccolo "impero immobiliare": 18 proprietà in 18 anni
18 proprietà in 18 anni, un fondo immobiliare per "blindarle" e la vendita non denunciata di un appartamento di Milano in eredità: viaggio nel patrimonio dei Bossi
Mentre su Vanity Fair Eliana Cartella svela il lato del Trota "galante", su altre testate si ragiona dell'"impero immobiliare leghista": diciotto proprietà immobiliari accumulate in circa diciotto anni. E' questo il "tesoro" della famiglia Bossi, o più precisamente della moglie, secondo quanto rivelato da Repubblica e ripreso da molti organi d'informazione. Un'accumulazione vera e propria. Ci sono 2 case, 2 fabbricati e 14 terreni.
Il primo acquisto è del 30 aprile 1994, si tratta di un terreno "fifty fifty" tra Bossi e la moglie. Lo stesso giorno Bossi intesta alla moglie tre terreni e un appartamento. Il 27 marzo, un mese prima, la Lega aveva vinto le elezioni e aveva portato circa 180 parlamentari a Roma. Altri acquisti sono del 1998, quando la Lega è isolata dal resto del mondo politico e Berlusconi è (per Bossi) il "mafioso di Arcore". Con le querele in corso, la famiglia Bossi decide di costituire un fondo per "blindare" il patrimonio immobiliare".
Nel gennaio 2001, la Marrone acquista un fabbricato e tre terreni. Nel 2002 un altro terreno in comproprietà col marito. E nel 2003 la villa di via Verbano, quella nell'occhio del ciclone per i lavori al balcone. E nel 2011 la "sistemazione" per Roberto Libertà Bossi: un fondo con casa, fabbricato uso agricolo e cinque terreni.
"Ciliegina sulla torta", la vicenda di un appartamento di 250 mq in viale Mugello 6 a Milano, che un'anziana simpatizzante (Caterina Trufelli, classe 1931) aveva lasciato in eredità a Umberto Bossi in qualità di segretario federale della Lega con testamento del 2003. La signora muore il 10 maggio 2010 e, il 1 febbraio 2012, Bossi vende l'appartamento per 480mila euro. Senza però denunciare alla Camera dei deputati il ricavato (va detto che la Lega "chiude" queste denunce il 31 marzo ma ci sarebbe tempo fino a giugno) e senza averlo denunciato allo stesso Carroccio (60 giorni di tempo, stavolta).
