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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Cocco "salva", bocciata la mozione di censura all'assessore con le azioni Microsoft

Lei in aula si difende: "Microsoft paga con le stock option, ma non c'è rischio di conflitti d'interesse"

Bocciata in consiglio comunale la mozione di censura all'assessore Roberta Cocco, ex manager di Microsoft e in giunta a Milano con la delega alla trasformazione digitale. L'appuntamento era stato rimandato a dopo l'approvazione del bilancio di previsione triennale. Tutto era iniziato con la mancata pubblicazione, da parte della Cocco, dei suoi redditi e patrimoni riferiti all'anno 2015, come invece la legge impone a tutti gli amministratori. L'assessore aveva pensato anche di dimettersi pur di non effettuare la pubblicazione, poi il sindaco Giuseppe Sala l'aveva convinta.

E così i milanesi avevano scoperto che l'ex manager in aspettativa possiede azioni Microsoft per 3 milioni e 800 mila dollari Usa. Un patrimonio importante, tanto che si è subito parlato di conflitto d'interessi, visto che Microsoft potrebbe partecipare a gare comunali per la fornitura di servizi e prodotti informatici.

La Cocco, in aula, ha difeso (a porte chiuse) la sua posizione spiegando che Microsoft ricompensa i dipendenti con le stock options, cioè anche con azioni che, dopo venticinque anni di carriera, hanno raggiunto un considerevole valore: e ha smentito con forza l'ipotesi di un conflitto d'interessi. Ma, ancora una volta, ha parlato di privacy per spiegare perché all'inizio non aveva pubblicato i suoi redditi. Peccato che la legge parli chiaro: per ragioni di trasparenza, gli amministratori sono tenuti a pubblicare redditi e patrimoni anche dell'anno precedente a quello in cui hanno assunto la funzione.

La mozione è stata bocciata, come era prevedibile. «Ma noi non cambiamo posizione», commentano dal Movimento 5 Stelle: «Roberta Cocco non può continuare ad essere assessore alla trasformazione digitale. Non abbiamo nulla contro i manager che decidono di impegnarsi in politica, a patto che questi non siano collocati in ruoli nei quali si trovino ad assumere scelte che possano astrattamente favorire i loro datori di lavoro o le aziende a queste connesse».

«Il conflitto d'interessi può essere gestito ma va dichiarato, l'assessore non fa bene a negarlo», è il commento di Stefano Parisi, già candidato sindaco per il centrodestra. 

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