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Politica

Maxi inchiesta corruzione in Lombardia, il primo scarcerato

E' un collaboratore dell'imprenditore Daniele D'Alfonso

Matteo Di Pierro, collaboratore dell'imprenditore Daniele D'Alfonso nella Ecol-Service, è il primo scarcerato (andrà ai domiciliari) della maxi inchiesta su giri di tangenti, corruzione e finanziamento illecito alla politica che ha portato a numerosi arresti anche "eccellenti" (i due esponenti di Forza Italia Pietro Tatarella e Fabio Altitonante) e a indagare oltre 100 persone tra cui altri politici come il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana (per abuso d'ufficio) e l'eurodeputata forzista Lara Comi (per finanziamento illecito).

Video: gli "affari" nel bar di Gallarate

Il gip Raffaella Mascarino ha accolto l'istanza dell'avvocato di Di Pierro, che in queste settimane ha collaborato alle indagini con diversi interrogatori nei quali ha fatto luce sulle responsabilità proprie e dei correi. Prima di lui un altro indagato è uscito dal carcere, ma solo per gravissimi problemi di salute e la necessità di curarsi in Svizzera. 

I racconti di Di Pierro sono serviti a fare luce sugli appalti di Amsa, che si presumono "truccati", per il pronto intervento del recupero e smaltimento rifiuti e neve. L'uomo ha smentito di essere a conoscenza dei rapporti del suo capo-azienda D'Alfonso da una parte con i politici e dall'altra con esponenti di un clan della 'ndrangheta del Sud Milano, i Molluso, uno dei quali aveva iniziato a lavorare per l'impresa. 

I due filoni

Uno dei due filoni dell'inchiesta vede al centro proprio la Ecol-Service, il cui imprenditore D'Alfonso cerca di ottenere appalti per lavori pubblici sfruttando le conoscenze politiche nell'ambito di Forza Italia (Tatarella e Altitonante) senza disdegnare di far entrare in azienda un esponente di un clan della 'ndrangheta: dalle carte dell'inchiesta sembrerebbe che l'imprenditore fosse consapevole che, per determinati lavori nella zona del Sud Milano, fosse necessario "scendere a patti" con "i calabresi".

L'altro filone vede invece al centro la figura di Nino Caianiello, plenipotenziario de facto di Forza Italia in provincia di Varese, tanto da decidere le nomine in Regione e nelle società partecipate per conto del partito. In questo secondo filone si inserisce la vicenda legata a Fontana, per un tentativo di corruzione non andato in porto nei suoi confronti e poi per un atto di presunto abuso di ufficio, entrambi legati al socio di studio di Fontana, Luca Marsico, avvocato ed esponente varesino di Forza Italia.

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