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Negozi Dolce&Gabbana chiusi, si accende la polemica politica

Basilio Rizzo (presidente del consiglio comunale) rincara la dose, ma dalla giunta parole concilianti. Maroni: "Gli spazi glieli offriamo noi, ci sia dialogo"

Dopo la clamorosa decisione degli stilisti Dolce e Gabbana di chiudere i negozi di Milano per tre giorni in protesta contro Palazzo Marino, la giornata politica è stata scandita dalla tensione sull'argomento. Ricordiamo i fatti: l'assessore al commercio e al marketing territoriale, Franco D'Alfonso, afferma che il comune non dovrebbe dar spazi ai due stilisti perché evasori. Stefano Gabbana su Twitter replica: "Comune di Milano fai schifo!". In un primo momento lo stesso D'Alfonso e il sindaco Pisapia cercano di ritrattare: non è l'opinione della giunta e comunque sempre rispetto per il garantismo e la presunzione d'innocenza.

Ma non basta: i due stilisti sono davvero arrabbiati e chiudono i negozi. E' il "la" per il centrodestra milanese che spara cartucce da tutti i fronti possibili. Il leghista Alessandro Morelli chiede uguale trattamento per altre situazioni di irregolarità, come "il centro sociale Torchiera con cui l'amministrazione lavora per destinare una cascina pubblica". Luca Lepore, altro esponente del Carroccio, punta il dito sulla delega al marketing territoriale: "L'assessore rifletta se le valutazioni espresse ci porteranno alla valorizzazione e alla promozione del Made in Milano oppure ad una 'pubblicità regresso' coniando la nuova delega allo S-Marketing Territoriale". Il segretario della Lega Roberto Maroni, presidente della regione, sceglie una linea più morbida: "Se Dolce e Gabbana avranno bisogno, mettiamo a disposizione gli spazi di regione Lombardia", propone specifincando di augurarsi che, "nell'interesse di tutti, torni il dialogo".

La replica della giunta viene affidata a Cristina Tajani, assessore alla moda, che chiede che le polemiche "non offfuschino il lavoro per sostenere il sistema moda, mai così unito". Poche le voci di corridoio da Palazzo Marino: una, riportata da Affaritaliani, vorrebbe il sindaco Pisapia a fianco dell'assessore D'Alfonso per aver difeso il tema della legalità. Un'altra, al contrario, vorrebbe il sindaco infuriato con il suo assessore ma disposto a perdonarlo, magari "con riserva".

Chi invece sul fuoco getta benzina è Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale e consigliere di Rifondazione. "Il comune, come padrone di casa che fa lotta all'evasione, deve tenere fede ai suoi principi e regole", dice: "Non è che i soldi hanno sempre ragione, non si gode di buona stampa solo minacciando di non dare più pubblicità". E in riferimento all'Ambrogino assegnato ai due stilisti nel 2009, che Dolce e Gabbana hanno minacciato di restituire, Rizzo aggiunge: "Se lo restituiscono vuol dire che hanno letto il regolamento, vuol dire che non si ritengono più degni d'averlo visto che viene assegnato a chi illustra la città". E poi: "Se saranno condannati in via definitiva, sarò io a chiedere al sindaco di ritirarlo".

Fuori dall'agone politico i due stilisti incassano invece molti attestati di stima: dalla gente comune e anche da qualche vip come Flavio Briatore, che su Twitter ha espresso il suo pensiero a Stefano Gabbana: "Hai tutta la mia solidarietà. Comune di Milano grande figura di m...", ha scritto Briatore.

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