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Elezioni comunali 2017

Elezioni comunali, la sconfitta del centrosinistra. "Ora pensiamo alle regionali"

Per l'ex sindaco di Sesto "ha vinto la paura". Alfieri e Bussolati non si dimettono

Per l'ex sindaco di Sesto San Giovanni Monica Chittò, la spiegazione della sconfitta elettorale del 25 giugno (sua, nella fu roccaforte comunista, e del centrosinistra in generale) sta nella parola "paura". La paura della Moschea, per esempio, che in campagna elettorale è stata agitata come uno spettro dalla Lega Nord e dal nuovo sindaco cittadino, il forzista Roberto Di Stefano. 

La sconfitta di Sesto è altamente simbolica ma la caduta del centrosinistra è ovunque: lo schieramento perde Como, Monza e Lodi, ovvero i tre capoluoghi di provincia della Lombardia in cui si votava. Perde (malamente) Magenta e Abbiategrasso (qui nemmeno arriva al ballottaggio), perde Legnano (e si poteva prevedere) e Garbagnate (un po' meno). Altrove perde Genova, altrettanto simbolica di Sesto San Giovanni.

«Non mi dimetto», è la reazione di Alessandro Alfieri, che del Pd è coordinatore regionale. Stessa scelta (restare sulla barca) per Pietro Bussolati, segretario metropolitano. Che ha convocato una riunione con i candidati sindaci sconfitti per analizzare il voto e ripartire. 

La ripartenza si annuncia però molto complicata. Le elezioni regionali e quelle nazionali sono calendarizzate per il 2018 e tutto appare tranne che lo schieramento guidato dal Partito Democratico sia pronto. Il dialogo tra il Pd e la sinistra (Pisapia, Sinistra Italiana e così via) di fatto non è ancora incominciato. Per le regionali c'è la candidatura in pectore del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, ma l'impressione è che Maroni possa essere ancora più forte che nel 2012. 

«Dobbiamo voltare pagina e concentrarci sulla sfida delle regionali», tira dritto Alfieri, secondo cui una parte di responsabilità ce l'ha lo scarso appeal del Pd nazionale e anche il dibattito sullo ius soli.

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