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Elezioni comunali 2016

Parisi in campo con i big. E "apre" alla moschea, ma «con regole»

La presentazione del candidato di centrodestra. Salvini, Gelmini e De Corato capilista di Lega, Fi e Fdi. C'era anche Lupi (Ncd)

«Milano è la sfida centrale, da qui parte lo sfratto al governo Renzi». E' così che Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, ha suonato la campana della battaglia di Stefano Parisi, candidato a sindaco di Milano per il centrodestra, che si è presentato alla stampa venerdì 26 febbraio. Per quanto riguarda invece le priorità sulla città, Gelmini ha parlato di «sicurezza, abbassamento delle tasse e qualità dei servizi».

I partiti sono pronti a mettere in campo una squadra di richiamo: la stessa Gelmini sarà capolista di Forza Italia, posto di solito "appannaggio" di Silvio Berlusconi che però è ineleggibile (in base alla legge Severino, dopo la condanna per il caso Mediaset) e quindi non candidabile. Sarà invece Riccardo De Corato, vicesindaco per il centrodestra per tre mandati, il capolista di Fratelli d'Italia. E Matteo Salvini, consigliere comunale fino a pochi anni fa, guiderà la lista della Lega Nord.

Alla presentazione c'era anche Maurizio Lupi in rappresentanza del Nuovo centrodestra. Il partito di Angelino Alfano ha dato il suo appoggio ufficiale a Parisi, ma probabilmente non si presenterà con il nome del movimento bensì con una lista civica di centro (si pensa a "Milano Popolare"). E non si sa ancora chi sarà chiamato a guidarla. «Una cosa sono le scelte nazionali, un'altra quelle a livello amministrativo», ha dichiarato in proposito Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia, sul fatto che Ncd a Roma appoggia il governo Renzi.

Anche Salvini ha tenuto ben separate Milano dal governo riguardo a Ncd. «Prima di tutto viene la mia città, Milano ha passato cinque anni grigi. A livello nazionale è un'altra partita. Io sono qui per proporre un'alternativa al terzetto Renzi, Sala e Pisapia», ha spiegato il leader della Lega Nord, che - come la Gelmini - ha parlato di «avviso di sfratto a Renzi» se Parisi dovesse diventare sindaco. 

E dalla presentazione si è confermata un'immagine di Parisi tesa a manifestare moderazione. Sulla battuta dello sfratto a Renzi, per esempio, il diretto interessato ha commentato: «Non esageriamo, se vincerò sarò il sindaco di Milano». Riguardo al suo programma, si è detto intenzionato a «guardare come sarà Milano tra dieci o vent'anni» e ha rimarcato che «nei cassetti di Pisapia non c'è nulla».

Parisi ha confermato di non voler fare «campagne delegittimatorie» verso Beppe Sala, il candidato del centrosinistra e principale avversario, e di non voler ripensare Area C, anche se promette che non verrà allargata di un millimetro. Sulle periferie, ritiene prioritario un piano sulla sicurezza col prefetto e il potenziamento dei vigili di quartiere, ma anche gli investimenti e gli incentivi fiscali a chi riqualifica. Su moschee e stranieri ha affermato di volere «soluzioni e non panico alimentato», ribadendo che «l'ospitalità ha regole rigide».

E sui luoghi di culto, il candidato del centrodestra ha le idee chiare: «Lo spazio per una moschea c'è», ha affermato, pur nell'ambito di «regole nazionali» che diano «totale sicurezza». Secondo Parisi, «controllare una moschea è più facile che controllare uno scantinato». Quindi sì al luogo di culto autorizzato, ma sermoni in lingua italiana e finanziatori "sicuri".

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