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Ema, per Milano sembra finita. E i 5 Stelle votano a favore di Amsterdam

Il voto al Parlamento europeo che per alcuni sancisce la fine delle speranze per Milano e l'Italia

Via libera del Parlamento europeo (con, anche, i voti di alcuni italiani) allo spostamento ad Amsterdam della sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), che per via della Brexit deve lasciare Londra. L'aula ha votato a larga maggioranza a favore del trasloco nella città olandese: 507 deputati contro 112 contrari e 37 astenuti. Per molti è la fine delle speranze di Milano di ribaltare il verdetto (con lancio di monetina) che aveva segnato la sconfitta italiana, qualche mese fa.

Come è noto, Amsterdam è al centro di una polemica da quando si è capito che la città non è in realtà pronta ad ospitare l'Ema: Vivaldi Buildings, quella che sarà la sede definitiva, sconta infatti un ritardo e i lavori non sono di fatto partiti, mentre il governo olandese ha dovuto cambiare la sede provvisoria per cercare di garantire la necessaria continuità dell'operatività dell'agenzia.

Tra i contrari al documento del Parlamento europeo quasi tutti gli eurodeputati italiani. In particolare quelli del gruppo del Pse (quindi il Pd), del gruppo del Ppe (quindi Forza Italia e centristi) e della Lega; favorevoli al documento invece il Movimento 5 Stelle e l'Altra Europa con Tsipras. Un voto, quello del Movimento 5 Stelle, che ha colpito molti osservatori.

Il documento infatti prevede, è vero, una verifica trimestrale dell'avanzamento dei lavori in modo da arrivare in tempo al trasloco definitivo (fissato più in là del previsto, a novembre 2019) per garantire assoluta continuità al lavoro dell'Agenzia del farmaco; e prevede anche che un'eventuale futura discussione sulla sede o su altri elementi relativi all'agenzia venga discussa anche dal Parlamento europeo e non soolo dalla Comissione e dal Consiglio.

Ma, nei fatti, parla chiaramente di Amsterdam come sede dell'Ema. E questo, ai più, sembra una pietra tombale sulle speranze di Milano e dell'Italia. Speranze non astratte, non da sogno, ma che poggiano (poggiavano?) su basi concrete, relative proprio ai ritardi e alle soluzioni dell'ultimo momento offerte dall'Olanda: per esempio lo Spark Building, nuova sede temporanea che nell'offerta iniziale non era prevista, grande la metà di quello di cui l'Ema avrebbe bisogno.

Pendono, in ogni caso, ricorsi del governo italiano e anche del Comune di Milano: quelli di Palazzo Marino sono stati recentemente trasmessi alla Corte di giustizia europea, che dovrà esaminarli. 

Le reazioni

Non sono mancate le reazioni al voto di 5 Stelle ed estrema sinistra. Tra l'indignato e il sarcastico due assessori del Pd milanese, Pierfrancesco Maran (urbanistica) e Pierfrancesco Majorino (welfare). 

"Non voglio nemmeno farne un ragionamento politico e nemmeno di campanilismo. Sono dispiaciuto, indignato, esterrefatto che alcuni europarlamentari italiani abbiano votato per Amsterdam ieri a fronte delle note e riconosciute bugie presenti in quel dossier e nella procedura. Rappresentano forze che ambiscono a governare il Paese, spero lo facciano meglio di come si son comportati ieri", ha affermato Maran.

"Ringraziamo M5S e Altra Europa che hanno votato per Amsterdam e contro Milano su Ema. Complimenti vivissimi", ha scritto Majorino.

La difesa del M5s

"Votare no oggi alla relazione sull’Ema del Parlamento europeo avrebbe significato perdere le ultime speranze per Milano, perché si sarebbe cancellata la proposta della Commissione lasciando inalterata la decisione già presa a novembre da 27 Stati membri a margine del Consiglio Ue", la difesa del M5s affidata all'eurodeputata Piernicola Pedicini. 

"Insomma – ha aggiunto il grillino – il Parlamento non avrebbe più avuto alcun diritto di parola, mentre votando sì c’è ancora una possibilità di porre dei paletti ad Amsterdam, cambiando le cose in sede di trilogo. Si tratta di un negoziato difficile ma nel quale dobbiamo impegnarci a fondo. Il M5s ha provato a cambiare con degli emendamenti la sede, cancellando Amsterdam. Una volta che sono stati bocciati, l’unica opzione rimasta era appunto rimandare la discussione al trilogo. Siamo stati gli unici a provarci, il resto - ha concluso - sono chiacchiere e un uso strumentale delle procedure del Parlamento europeo".

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