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"Fast Post Expo": il piano di Maroni per l'area Expo dopo l'esposizione

Sette interventi proposti dal governatore per riutilizzare immediatamente le aree e le strutture in attesa del piano a lungo termine

Il "dopo Expo" si divide, ormai è chiaro, in due parti. Oltre alla prospettiva a lungo termine (in pole position la cittadella universitaria con le facoltà scientifiche della Statale, ma molti vorrebbero anche lo stadio del Milan al posto del Portello), c'è da capire cosa fare dal primo novembre 2015, cioè appena è finita l'esposizione universale.

Le due fasi sono correlate da un punto: che cosa fare dei padiglioni. Se servono per il progetto a lungo termine, va deciso il più presto possibile. Lo ha detto chiaro e tondo Giuseppe Sala, ad di Expo 2015 Spa, spiegando che i vari Paesi devono sapere al più presto se, a novembre, procedere con lo smantellamento oppure no. 

Il presidente della Lombardia Roberto Maroni ha formulato una sua proposta, che ha definito "Fast Post Expo", divisa in sette interventi per usare da subito le aree - e parte delle strutture - in attesa appunto di sapere cosa ne sarà dell'area Expo in futuro.

Start up e uffici pubblici nelle aree di "servizio" di Expo: questo il primo intervento. E poi biblioteche, auditorium e sale espositive convertendo in tal senso l'Expo Center e il Padiglione Zero. Ancora uffici pubblici (statali o regionali) per gli edifici del Cardo. Un asilo nido con scuola d'infanzia nel Children Park. L'uso di Cascina Triulza e dell'Auditorium di Expo anche dopo l'esposizione. La valorizzazione di Palazzo Italia (l'unica struttura che, ad oggi, è certo che resterà). Attività sportive nella "collina mediterranea". E infine la conservazione dell'area "slow food".

In questo quadro, i padiglioni esteri sarebbero pressoché tutti smantellati.

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