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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Figli di mafiosi: un progetto di accoglienza per offrire un'alternativa al mondo criminale

La risoluzione approvata in Lombardia. Apripista, dal 2012, la Calabria

Reinserire i giovanissimi che nascono e crescono in contesti di criminalità, con progetti "ad hoc" pensati per loro. E' il contenuto di una risoluzione della commissione regionale antimafia (presieduta dalla pentastellata Monica Forte), approvata all'unanimità dal consiglio regionale. L'obiettivo è assicurare una concreta alternativa ai minorenni che provengono da famiglie mafiose o siano vittime della violenza mafiosa, nonché ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali.

«Abbiamo chiamato il progetto "liberi di scegliere": rappresenta la possibilità di scegliere un futuro di. libertà dall'illegalità», dichiara Forte: «Il destino dei figli delle famiglie mafiose è spesso segnato: per i maschi l’educazione mafiosa inizia già a dodici-quindici anni con l’uso di coltelli per poi progredire con le armi fino al primo omicidio che consente di avanzare nella scala gerarchica. Per le donne il destino è solitamente di sposare il figlio di un’altra cosca per creare una alleanza. Questi bambini devono avere la libertà di scegliere la legalità».

La Lombardia è la prima Regione del nord a farsi promotrice di un progetto di questo tipo, che già esiste in Calabria dal 2012,  su iniziativa del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. Ma l'idea è ormai sostenuta anche a livello nazionale e si sta diffondendo in varie Regioni la presa di coscienza che si tratti di una necessità ineludibile.

La risoluzione approvata chiede che sia attuato questo progetto in Lombardia, anche andando a modificare le norme per consentire progetti appropriati di accoglienza, cura e protezione dei minori coinvolti in situazioni familiari di criminalità. Si passerà da un protocollo d'intesa con enti, associazioni e società, ma anche la direzione distrettuale antimafia, i Tribunali per i minorenni e le rispettive procure, le direzioni regionali dei Ministeri coinvolti e la Conferenza episcopale regionale.

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