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Yuri Guaiana arrestato a Mosca: stava consegnando firme contro persecuzioni gay

L'esponente radicale è stato arrestato nella capitale russa. Guaiana e altri quattro attivisti stavano per consegnare 2 milioni di firme contro gli arresti indiscriminati di omosessuali

Arrestato a Mosca Yuri Guaiana, esponente milanese dei Radicali (è stato vicepresidente della Zona 2 dal 2011 al 2016), membro del direttivo dell'Associazione Certi Diritti e dell'associazione non governativa All Out. Guaiana era nella capitale russa per consegnare circa due milioni di firme raccolte in tutto il mondo contro le persecuzioni degli omosessuali in Cecenia

Con lui arrestati anche quattro attivisti di All Out: Alexandra Aleksieva, Marina Dedales, Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenko. Secondo le prime informazioni, Guaiana e gli altri attivisti si trovano in una caserma moscovita, fermati prima di poter consegnare le firme presso l'ufficio del procuratore generale.

E' stata attivata l'ambasciata italiana a Mosca, così come il sottosegretario agli affari esteri Benedetto Della Vedova. Prima dell'arresto Guaiana aveva dichiarato: «Siamo qui per consegnare più di 2 milioni di firme al procuratore generale. Non è mai avvenuto prima, più della popolazione cecena chiede che si faccia un'inchiesta efficace e che si fermino subito arresti, torture e uccisioni di gay».

«I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto», aveva continuato Guaiana: «La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto. Nessuno deve sacrificare la propria libertà e la propria vita solo a causa di quello che si è e di chi si ama, né in Cecenia né da nessun'altra parte».

Il caso era scoppiato con la rivelazione, da parte del giornale "Novaya Gazeta", di arresti indiscriminati, da parte della polizia cecena, nei riguardi di persone omosessuali o ritenute tali. Persone detenute in un carcere "segreto" localizzato vicino alla città di Argun. Si era parlato anche di torture inferte agli arrestati. Una associazione per i diritti dei gay, il Russian Lgbt Network, aveva organizzato l'evacuazione degli omosessuali ceceni, considerata l'unico modo per aiutarli.

Il portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov aveva replicato che di omosessuali in Cecenia non v'è traccia, anche perché, se esistessero, le loro stesse famiglie li caccerebbero "in un luogo dal quale non potrebbero tornare". Una frase da molti ritenuta agghiacciante, e che rende vano il tentativo - da parte di un'altra associazione Lgbt russa - di smentire la "caccia all'uomo".

E un'assemblea politico-religiosa aveva stilato un documento di condanna al giornale "Novaya Gazeta" promettendo che la vendetta avrebbe raggiunto "gli istigatori", minacciando quindi direttamente un organo di stampa che ha già dovuto osservare, nel recente passato, l'assassinio di due sue giornaliste: Anna Politkovskaja e Natalia Estemirova.

Solidarietà a Guaiana è arrivata, tra l'altro, dal segretario nazionale di Radicali Italiani, Riccardo Magi, e dal ministro della giustizia Andrea Orlando.

AGGIORNAMENTO: GUAIANA RILASCIATO, SARA' ESPULSO

Dopo le tre del pomeriggio, il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova ha reso noto che Yuri Guaiana è stato liberato in attesa dell'espulsione dalla Federazione russa. L'Associazione Radicale Enzo Tortora, a cui Guaiana è iscritto, ha indetto e comunque confermato un presidio alle 18.15 dell'11 maggio a Milano, in piazza Scala. «Siamo felici della notizia della liberazione», scrive l'associazione, «ma la sistematica violazione dei diritti umani in Cecenia da parte della Federazione Russa continuerà anche dopo che Yuri sarà tornato a casa. Quindi stasera l'appuntamento è confermato, con più convinzione di prima».

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