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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica Gallaratese / Via Appennini

"Un giardino per i Martiri di Odessa": la proposta della zona 8

Come a Ceriano Laghetto (Monza), si richiamano e si paragonano la pulizia etnica nazista del 1941 contro gli ebrei e la tragedia dell'incendio del Palazzo dei Sindacati nel 2014

Anche a Milano potrebbe scoppiare il caso dei Martiri di Odessa, la città ucraina sul Mar Nero. Dopo il comune di Ceriano Laghetto (Monza), che ha recentemente intitolato una piazza, ci prova anche la zona 8 di Milano, che ha approvato una mozione di Alessandro Bescapè (Federazione della sinistra) con cui si chiede al comune l'intitolazione di uno spazio ai "Martiri di Odessa". Già scelto il luogo: il giardino tra via Appennini e via Torrazza, al Gallaratese. Se a Ceriano la vicenda ha avuto un clamore internazionale, con l'interessamento delle televisioni russe e poi anche dell'ambasciatore ucraino in Italia Yevhen Perelygin (intervistato in esclusiva da MonzaToday), nonché del comune di Odessa, c'è da scommettere che si parlerà anche di questa iniziativa milanese.

La mozione è stata approvata con 17 voti su 21 e quattro astenuti: tre consiglieri del Pd (Fabio Galesi, Marco Gariboldi e Annalisa Lucente) e uno dell'Ncd (Eugenio Dell'Orto). Si sono espressi con il "sì" consiglieri di varie forze politiche: Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Sel, Fds, Pd e Radicali. "Lanciamo un monito - ha dichiarato il promotore dell'iniziativa, Alessandro Bescapè - per ricordare all'Europa che tutte le questioni possono essere risolte in modo non violento".

Il testo richiama le tragedie del 22-24 ottobre 1941 e del 2 maggio 2014. Un parallelismo che l'autorità ucraina ha già ampiamente spiegato di rigettare. Da un lato infatti, nel 1941, non solo in quei pochi giorni in realtà ma durante tutto l'anno, l'occupazione nazista di tedeschi e romeni ha provocato un vero e proprio sterminio degli ebrei di Odessa. Si parla di decine di migliaia di persone, vittime della volontà di pulizia etnica. Colpevoli soltanto di essere di origine ebraica.

Ben più complessa la ricostruzione di quanto avvenne il 2 maggio 2014. Quel giorno circa quaranta manifestanti separatisti morirono durante il rogo del Palazzo dei Sindacati. Nella mozione della zona 8 si legge che "hanno perso la vita, con sinistra analoga modalità (rispetto all'ottobre 1941, n.d.r.) ovvero mediante rogo, circa 40 persone, manifestanti disarmati, lì rifugiatesi per sfuggire agli scontri con i sostenitori del Governo di Kiev".

Quel giorno a Odessa si intersecarono due episodi diversi: le manifestazioni filo-speratiste e la presenza di un gruppo violento di ultras al seguito di una squadra di calcio. Gli scontri iniziarono tra i separatisti (tutt'altro che disarmati) e gli ultras, nel sostanziale immobilismo della polizia cittadina. Molti video dimostrano che gli agenti permisero ai separatisti di sparare agli "avversari", per poi indicare loro - come via di fuga - proprio il Palazzo dei Sindacati, senza recarvisi a loro volta, permettendo così agli altri di inseguire i fuggitivi verso il Palazzo stesso.

Per i fatti del 2 maggio 2014 è ricercato e latitante l'allora vice capo della polizia, Dmitry Fuchedzi, ritenuto il principale responsabile indiretto del tragico massacro. Diverse fonti suggeriscono che Fuchedzi avesse deliberatamente "provocato" la fuga verso un luogo chiuso e facilmente bersagliabile con la speranza di "giocarsi una fiche" col governo nazionale ucraino, senza fare bene i suoi conti perché le autorità del Paese, considerando l'episodio una tragedia, gli chiesero immediatamente conto di quanto avvenuto. A quel punto Fuchedzi preferì scappare: si ritiene che si trovi nella Federazione russa.

Ora la parola passa alla giunta di Milano, che - se lo riterrà opportuno - si pronuncerà.

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