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Centrosinistra, Giorgio Gori: "Pronto a sfidare Maroni"

Dopo le sconfitte ai ballottaggi delle comunali per il centrosinistra, il sindaco di Bergamo si dichiara comunque pronto a battersi alle regionali

Il centrosinistra lombardo si lecca le ferite dei ballottaggi, ma Giorgio Gori, sindaco dem di Bergamo, non demorde: in una intervista a Repubblica conferma la sua disponibilità a sfidare Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia in "scadenza" nel 2018.

La ricetta? Il Pd non deve pensare di cavarsela da solo, ma dialogare con gli altri, ad esempio il civismo. E se molti osservatori pensano che Maroni abbia a portata di mano la riconferma, visto che l'elezione nel 2013 arrivò in un momento tutt'altro che favorevole al centrodestra, Gori è comunque convinto che lo spazio per il cambiamento ci sia. 

E in tal senso il sindaco di Bergamo crede che i risultati dei ballottaggi non siano da prendere come assoluti e riproducibili anche in altri contesti elettorali. Gori confida soprattutto sui dati del primo turno, non del tutto sfavorevoli al centrosinistra. Riguardo poi alle cause dell'oggettiva débacle, sia pur con alcune eccezioni nella Città Metropolitana di Milano e a Crema, secondo Gori c'è una componente nazionale soprattutto per quanto è successo dopo il referendum costituzionale di dicembre (in cui ha vinto nettamente il "No", contro il governo Renzi). "Abbiamo gestito male la fase, con eccessi di tatticismi", spiega Gori a Repubblica.

Gori incassa anche il sostegno di Giuseppe Sala, sindaco di Milano: "E' il candidato più forte per vincere contro Maroni", afferma il primo cittadino meneghino, che spera in una "candidatura unitaria". E il sindaco di Bergamo attacca: "La Lombardia innova meno della Corsica, e l'Emilia Romagna crea più occupazione. Possiamo fare quello che il centrodestra non ha saputo fare".

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