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Il sindaco di Cesano: “Il patto di stabilità è un imbroglio”

Vincenzo D'Avanzo sarà domani a Milano insieme agli altri sindaci dell'Anci per restituire simbolicamente la sua fascia Tricolore al Prefetto e ribadire il suo no al Patto di stabilità 

Cesano Boscone - “Speriamo non piova più, altrimenti non potremo utilizzare i soldi necessari per riparare le nostre strade perché il Governo nazionale ha deciso di limitare ulteriormente la capacità di spesa dei Comuni, alla faccia del federalismo fiscale”: il sindaco di Cesano Boscone, Vincenzo D'Avanzo sarà domani in Prefettura insieme agli altri primi cittadino lombardi a restituire simbolicamente la fascia tricolore per chiedere al Governo e al Parlamento di rivedere i criteri relativi alle finanze locali.  

  Bisogna ripensare la finanza locale: i comuni non possono calibrare le spese in funzione delle necessità  

“Il modello innovativo tanto sbandierato – sottolinea D'Avanzo – è, in realtà, un imbroglio. Il patto di stabilità va tolto, perché è un capriccioso esercizio di ministri che non hanno la benché minima idea di come funzioni un Comune. Le nuove azioni messe in atto per il 2010 sono, in realtà, delle vere e proprie vessazioni sugli Enti locali e, quindi, sui cittadini. Mentre cresce la spesa per i carburanti e si registrano rincari un po' ovunque, con le famiglie che sono già oggi costrette a pagare le tasse più alte d'Europa – prosegue il sindaco di Cesano – non possiamo far altro che affidarci alla speranza. Sperare, cioè, che non vi sia alcun evento atmosferico straordinario. Un assurdo che sinceramente non capisco come possa conciliarsi con il federalismo tanto sbandierato, ma mai concretamente attuato”.  

Il primo cittadino di Cesano critica anche la scelta del Governo di premiare le Amministrazioni che, pur essendo uscite abbondantemente dal Patto di stabilità  e aver accumulato molti debiti, hanno ottenuto trasferimenti straordinari di fondi.  
“Credo occorra ripensare il modello di finanza locale – dice Vincenzo D'Avanzo – togliendo l'attuale Patto, che è ormai anacronistico, e mettere in atto sistemi di controllo e di vigilanza, anche puntuale, sulle spese. Consentire, inoltre, una reale autonomia fiscale, allo scopo di modellare le entrate in base alle esigenze di ciascuna comunità. Altrimenti si arriva all'assurdo che, mentre la società cambia e quindi cresce la domanda sociale e si trasformano i territori, i Comuni non abbiano alcuna possibilità di calibrare le spese in base ai bisogni della propria popolazione”.
 
 

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