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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Per il consiglio regionale lombardo la Spagna è uno Stato «antidemocratico»

Approvata una mozione della Lega in sostegno ai catalani dopo la condanna a 12 politici della regione autonoma. Inizialmente i leghisti volevano anche ritirare l'ambasciatore a Madrid

Per il consiglio regionale della Lombardia, la Spagna è uno Stato in cui «non trovano riscontro i concetti più elementari dei principi democratici di base». E' una frase contenuta nella mozione urgente presentata dalla Lega e approvata con i voti anche di Forza Italia (ma non di Fratelli d'Italia) martedì 15 ottobre dall'aula del Pirellone.

Il "casus belli" è la condanna da 9 a 13 anni di reclusione comminata lunedì 14 ottobre a 12 politici catalani da parte della Corte Suprema, che ha anche ordinato la riattivazione del mandato di arresto europeo per l'ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, rifugiato in Belgio dopo essere stato incriminato per ribellione nel marzo del 2018. Come si ricorderà, la situazione esplose in seguito al referendum sull'indipendenza della Catalogna (definito «democratico» in mozione) che si tenne l'1 ottobre 2017, a cui parteciparono effettivamente milioni di persone, ma che violava la Costituzione spagnola. Il referendum provocò la reazione dei magistrati ispanici e delle forze dell'ordine, reazione ricordata nella mozione leghista che parla di «inaudita violenza contro liberi ed inermi cittadini».

I politici sono stati condannati per sedizione, perché indirono il referendum, ma per gli estensori della mozione sono stati di fatto condannati «per le proprie libere idee e opinioni». Di conseguenza, oltre alla solidarietà verso gli esponenti appena condannati, la mozione auspica la ripresa del dialogo tra la Generalitat catalana e il governo spagnolo, e invita il governo italiano a convocare al più presto l'ambasciatore spagnolo per «esprimere formale protesta» e chiedere «l'immediata scarcerazione» di «prigionieri politici a tutti gli effetti».

Foto Instagram martina_cambiaghi

consiglieri lombardia - foto instagram martina cambiaghi-2

La Lega: «Europa colpevolmente silenziosa»

Nella stesura iniziale della mozione s'invitava poi il governo a ritirare l'ambasciatore italiano a Madrid fino al ripristino del «minimo ordine democratico». Ma questo ultimo punto è stato depennato prima del voto. «Questa mozione nasce per difendere la libertà di tutti di fare politica senza finire in galera per le proprie idee», si esprime soddisfatto il leghista Andrea Monti: «Con la sentenza di ieri i principi basilari della democrazia vengono messi in discussione. La bocciatura dello Statuto di Autonomia della Catalogna ha innescato una escalation che ha condotto alla trasformazione di forze autonomiste in veri e propri movimenti indipendentisti, fino ad arrivare al referendum del 2017».

Ma Monti ce l'ha anche con l'Euopa, «sempre attenta a mettere il becco su tutto, con ingerenze spesso inopportune nella politica interna dei singoli Stati, ma colpevolmente assente e silenziosa di fronte alla palese compressione di principi democratici sacri, quali la libertà d’espressione e l’autodeterminazione dei popoli, diritto naturale inviolabile delle collettività».

Il Pd: «La Lega in Spagna sostiene gli anti-indipendentisti»

Opposta la visione di Jacopo Scandella, consigliere regionale del Pd: «La Lega sostiene in Spagna il leader sovranista di Vox, Santiago Abascal, tanto contrario alla causa catalana che ricorrerà contro la sentenza di condanna degli esponenti indipendentisti perché ritenuta troppo blanda, e venire poi in consiglio regionale a sbandierare la causa catalana e l’autodeterminazione dei popoli arrivando a definire la Spagna uno Stato antidemocratico». Scandella aggiunge: «Avremmo votato un testo che auspicasse il ritorno al dialogo e al confronto ma la Lega, non accettando le nostre proposte di modifica, ha deciso di svilire il consiglio regionale con un volantino di propaganda che, però, diventa un atto ufficiale della Regione Lombardia».

+Europa: «La Lega (non più Nord) sfoga il separatismo altrove»

«Il separatismo della Lega, frustrato dal fatto che non si chiama più Lega Nord, sfoga il suo inconscio in una mozione interessante ma inaccettabile nei toni. I tentativi di mediazione del centrosinistra e di +Europa non hanno sortito l'effetto sperato. Per giunta la Lega perde quote di maggioranza con il voto contrario di Fdi e una mozione che poteva essere approvata all'unanimità viene votata solo da Lega e Forza Italia. Il tema della libertà d'idee per chi fa politica è interessante, i toni mostrano una crisi valoriale della Lega che sfoga la sua volontà separatista in un altro territorio che non è quello italiano». Così Michele Usuelli, consigliere regionale di +Europa.

5 Stelle: «Toni e termini inappropriati»

«La modalità con cui la Lega ha presentato questa mozione farcendola di termini inappropriati non ha nulla a che vedere con la volontà di trovare una difesa sul diritto di autodeterminazione dei popoli. La Lega lo fa solo per visibilità ma senza interessarsi dei contenuti, se avesse davvero voluto uscire con una mozione condivisa avrebbe cercato prima un confronto e poi avrebbe accettato gli emendamenti presentati, di buon senso e condivisibili», è il commento di Monica Forte del Movimento 5 Stelle. «Fermo restando il diritto di autodeterminazione dei popoli, la solidarietà deve essere espressa in modo da favorire il dialogo e non con una aggressività verbale tale da rendere il testo non solo non condivisibile, ma interpretabile come un gesto di ostilità da parte della Lombardia nei confronti della Spagna», le fa eco il capogruppo Marco Fumagalli

Proteste in Catalogna

Intanto in Catalogna, dopo la condanna, sono esplose le proteste. Migliaia di persone hanno bloccato l'aeroporto El Prat di Barcellona, recandovisi a piedi perché la polizia aveva ordinato il blocco dei treni e della metropolitana. Altrettante sono scese in piazza sia a Barcellona sia in altre città catalane come Girona. E il club calcistico Barcellona si è espresso ufficialmente in un comunicato affermando che «la prigione non è la soluzione» e che «la soluzione del conflitto non può che arrivare dal dialogo politico».

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