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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

"Non insultate Lara Comi, tanto i messaggi non li può leggere"

Il messaggio della politica di centrodestra, al centro di un'inchiesta penale e finita ai domiciliari

"I messaggi degli odiatori sono inutili perché non li può leggere, né li leggerebbe comunque".

Lo ha spiegato all'Ansa l'avvocato Gianpiero Biancolella, il difensore dell'ex eurodeputata di FI tra gli arrestati di giovedì nell'ambito dell'inchiesta 'Mensa dei poveri'. L'esponente di centrodestra si trova ora ai domiciliari. 

Molte persone, infatti, sui suoi profili, anche sotto a post e foto che nulla c'entrano con l'inchiesta, hanno iniziato a insultarla. Il legale ha riferito inoltre che già da giovedì è stata accolta l'istanza degli arresti domiciliari a casa dei genitori.

Le accuse a Lara Comi

La Comi, classe '83 e tra i volti più noti di Forza Italia in Lombardia, "nonostante la giovane età, ha mostrato nei fatti - scrive il gip Mascarino - una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti".

E ancora, sempre parole del giudice: "Dall’esame degli elementi indiziari emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre" dal ruolo pubblico "di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità".

La prima porta verso la sua società di consulenza, che avrebbe ricevuto da Afol - e in particolare dal dg Zingale - due contratti di consulenza dietro - si legge nelle carte - "promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale". La Forzista è poi accusata di aver ricevuto un finanziamento illecito di oltre 30mila euro euro dal presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, che le avrebbe versato quei soldi poco prima delle ultime elezioni europee per una consulenza basata - hanno accertato le indagini - su una tesi di laurea semplicemente scaricata dal web. Infine, sempre secondo l'indagine, il suo addetto stampa avrebbe restituito 2mila euro al mese del suo stipendio a Forza Italia per pagare le spese della sede che la Comi non avrebbe pagato.

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