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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

La proposta: "Una ricorrenza nazionale per le vittime da coronavirus"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MilanoToday

"Spettabile Redazione, Mi chiamo Nicolò Maldifassi, ho 24 anni e sono Consigliere Comunale di una piccola cittadina in Provincia di Milano, Motta Visconti. Anche la nostra comunità è stata colpita dal Coronavirus, ad oggi si attestano la presenza di 7 contagiati e una trentina di persone circa in isolamento. Ho deciso di scriverLe questa breve lettera su suggerimento di mio padre, il quale mi ha spinto a contatattarLa per esporLe nel corso della stessa la proposta di dedicare una ricorrenza nazionale alle vittime italiane di Covid-19. Mi permetta, tuttavia, alcune considerazioni preliminari. L’Italia da sette settimane circa sta combattendo una guerra silenziosa contro un nemico subdolo e invisibile, chiamato Covid-19. I soldati chiamati in trincea sono medici, infermieri, volontari, sindaci e semplici cittadini; le armi impiegate hanno nomi diversi da quelle usuali: isolamento sociale, distanziamento interpersonale, ricovero e terapia intensiva. In breve tempo ci siamo catapultati in una realtà che credevamo esistesse solo nei romanzi di fantascienza e che mai credevamo ci avrebbe toccato di persona, rassicurati da chi assicurava che si trattasse poco più di una semplice influenza, e coloro che spingevano per misure restrittive già da subito vennero chiamati pazzi, fascisti, razzisti, allarmisti e complottisti. Ebbene, di questo sia parte della scienza che parte della politica italiana, nazionale e non, ne dovranno rispondere a tutto il Popolo italiano, ma soprattutto dovranno chiedere scusa con il capo chino e gli occhi invasi di lacrime e vergogna ai parenti delle vittime che, purtroppo, non ce l’hanno fatta. Il virus inizialmente colpiva solo gli anziani, poi tutti: non ci furono più categorie più a rischio e categorie meno a rischio, tutti divennero potenziali vittime. E tra queste, medici, infermieri, poliziotti, volontari, sindaci e amministratori caddero insieme ad altri. Ben presto, un’onda di terrore invase le nostre città e i nostri cuori; le nostre abitudini vennero ribaltate, e cominciò l’isolamento in casa. Ma l’Italia e gli Italiani sono un Paese e un Popolo forte, da sempre abituato a cadere e rialzarsi; consideriamo che dopo l’“ora più buia”, la peste, nacque il Rinascimento, periodo storico e artistico che fece grande il nostro Paese e che fece conoscere la grandezza delle menti italiche in tutto il mondo. Da subito cominciarono silenziose preghiere, canti di inni nazionali ai balconi, abbracci virtuali, solidarietà fraterna e verso chi più debole e a rischio. La “chiamata alle armi” non si fece attendere: decine di medici e infermieri, da Nord a Sud, abbandonarono le loro famiglie e i loro affetti per dirigersi nella zona più colpita della Penisola, la Lombardia, terra che ha dato tanto all’Italia e agli italiani in termini economici e che ora soffre e chiede aiuto, colpita dal virus. Ma quando Madre Italia chiama, i suoi Figli rispondono: si costruirono in meno di 10 giorni due ospedali, a Bergamo e a Milano Fiera, decine e decine di volontari si rimboccarono le maniche e l’opera che sembrava impossibile fu compiuta. Bergamo e Milano Fiera ebbero i due ospedali da campo. Intanto l’esercito e le forze dell’ordine invasero le piazze, ma non per reprimere, bensì per aiutare: aiutare gli anziani e le famiglie in difficoltà, consegnando loro farmaci e cibo, e sanzionando i trasgressori delle nuove regole. I bollettini di guerra erano devastanti: sempre più morti e contagiati di giorno in giorno, ma gli Italiani tennero duro e, restando in casa, combatterono col cuore e con la mente a fianco di quei medici e quegli infermieri in corsia, stremati, a combattere una guerra silenziosa e senza bombe perché come scrisse Vincenzo Monti: “No, Itali siam tutti, un popol solo. Una sola famiglia”. Ho quindi deciso di scriverLe questa lettera per esporLe una proposta semplice: istituire una giornata del ricordo ai caduti italiani per covid-19. Una data significativa sarebbe il 4 marzo, giorno in cui l’Italia venne dichiarata zona rossa. Questa ricorrenza avrebbe una valenza simbolica nel ricordare chi non ce l’ha fatta, in particolare medici, infermieri, sindaci, amministratori, volontari e forze dell’ordine, persone che hanno dato la vita per le proprie comunità e per il Paese. Un giorno di lutto nazionale in cui ricordare di anno in anno che cosa è successo e che aiuti la politica a non commettere più gli stessi errori; un giorno di lutto nazionale in cui il Paese si fermerà e con gli occhi fissi sul Tricolore si ascolterà silenziosamente il “Va Pensiero” di Giuseppe Verdi. Ringraziandola anticipatamente per il tempo che mi ha dedicato, cordialmente saluto. Nicolò Maldifassi Consigliere Comunale 

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