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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Liliana Segre, la sopravvissuta milanese ai lager nazisti è stata nominata senatrice a vita

La nomina è arrivata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Liliana Segre, milanese classe 1930 e sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per "aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale". Segre venne espulsa dalla scuola a otto anni, nel 1938, quando furono promulgate le leggi razziali. Nel dicembre del 1943 insieme al padre e due cugini cercò rifugio in Svizzera, ma le autorità elvetiche respinsero il gruppo. Arrestata, fu detenuta fino al 30 gennaio 1944 quando, a nemmeno quattordici anni, venne deportata (partendo dal triste binario 21 della Stazione Centrale) al campo di concentramento di Auschwitz. All'arrivo fu separata dal padre, che morì qualche mese più tardi.

"Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella mi ha chiamato stamattina comunicandomi la decisione di nominarmi senatrice a vita - ha commentalo la stessa Liliana Segre - lo ringrazio per questo altissimo riconoscimento. La notizia mi ha colto completamente di sorpresa. Non ho mai fatto politica attiva e sono una persona comune, una nonna con una vita ancora piena di interessi e di impegni. Certamente il presidente ha voluto onorare, attraverso la mia persona, la memoria di tanti altri in questo anno 2018 in cui ricorre l'80° anniversario delle leggi razziali. Sento dunque su di me l'enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell'oblio. Le voci di quelle migliaia di italiani, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l'umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini di serie A. Che in seguito furono perseguitati, braccati e infine deportati verso la 'soluzione finale'". 

"Soprattutto le voci di quelli, meno fortunati di me, che non sono tornati, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono finiti nel vento. Salvare dall'oblio quelle storie, coltivare la Memoria, è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza. E la può usare. Il mio impegno per tramandare la memoria, contrastare il razzismo, costruire un mondo di fratellanza, comprensione e rispetto, in linea con i valori della nostra Costituzione, continuerà ora anche in Parlamento, ma, lo dico sin d'ora, senza trascurare la mia attività con gli studenti - ha concluso Segre -. Continuerò finché avrò forza a raccontare ai giovani l'orrore della Shoah, la follia del razzismo, la barbarie della discriminazione e della predicazione dell'odio. L'ho sempre fatto, non dimenticando e non perdonando, ma senza odio e spirito di vendetta. Sono una donna di pace e una donna libera: e la prima libertà è quella dall'odio".

Soddisfatto il primo cittadino di Milano Beppe Sala: "Una nomina di grande importanza, che arriva a ridosso del Giorno della Memoria. Un riconoscimento che, attraverso lei, va a onorare il ricordo delle vittime dei nazifascisti. E che ricorda l’impegno di Milano, nel passato e ai giorni nostri".

Chi è Liliana Segre

Liliana Segre è nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno. Persa la madre in tenera età, quando non aveva ancora compiuto un anno, ha vissuto con il padre e i nonni paterni. Rimase vittima delle leggi razziali del fascismo all'età di 8 anni: nel settembre del 1938 fu costretta ad abbandonare la scuola elementare.

Cercò con il padre e a due cugini di scappare in Svizzera con l'aiuto di alcuni contrabbandieri ma venne catturata dai gendarmi del Canton Ticino e rispedita in Italia dove venne arrestata e trasferita, dapprima a San Vittore, poi il 30 gennaio 1944 deportata con il padre in Germania verso il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, dove venne internata nella sezione femminile. Liliana non rivedrà mai più il padre, e anche i suoi nonni paterni furono uccisi il giorno stesso del loro arrivo ad Auschwitz il 30 giugno dello stesso anno.

Ad Auschwitz le venne imposto e tatuato sull'avambraccio il numero di matricola 75190 e durante la sua permanenza nel capo di concentramento fu impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni 'Union', di proprieta' della Siemens. 

Con l'avanzata dell'Armata Rossa il 27 gennaio 1945 Liliana con altro 56mila prigionieri venne condotta dai nazisti in una marcia forzata a piedi attraverso la Polonia fino a raggiungere il campo di Malchow, nel nord della Germania. Fu liberata il 1° maggio 1945, aveva 15 anni. 

Vedova di Belli Paci Alfredo, sposato nel 1951, e madre di tre figli, vive a Milano, dove presiede il Comitato per le "Pietre d'inciampo" che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della Resistenza, delle deportazioni e dell'antifascismo. 

È insignita: dell'onorificenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferitagli con motu proprio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 29 novembre 2004; della Medaglia d'oro della riconoscenza della Provincia di Milano, assegnatagli nel 2005. Il 27 novembre 2008 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'Università degli Studi di Trieste, mentre il 15 dicembre 2010 l'Università degli Studi di Verona le ha conferito la Laurea honoris causa in Scienze pedagogiche.
 

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