Presidio della Lega Nord davanti al consolato turco di via Larga, a Milano, a mezzogiorno di venerdì 22 luglio. Il Carroccio ha protestato con la piega che stanno prendendo gli eventi in Turchia dopo il fallito presunto colpo di Stato "laico-militare" e, soprattutto, la successiva vendetta del presidente della repubblica Recep Tayyp Erdogan. All'indomani del fallimento, alcuni cittadini turchi residenti a Milano avevano manifestato sempre davanti al consolato, ma a favore del presidente.

Manifestazione Lega contro Erdogan (Fb)

Proclamato lo "stato d'emergenza", in Turchia da giorni prosegue ininterrotta la "purga" degli oppositori, veri o presunti, del regime autoritario di Erdogan. Soltanto i passaporti ritirati sarebbero circa 10 mila, per non dire degli insegnanti e dei dipendenti pubblici licenziati, dei magistrati cacciati via, dei "giudizi sommari" per le strade. 

Una cinquantina di leghisti - insieme al segretario federale Matteo Salvini - si è quindi data appuntamento in via Larga, dove ha sede il consolato generale della Turchia a Milano. Oltre alle bandiere del partito anche quella della presidenza della Russia (con stemma di derivazione imperiale): in realtà, però, proprio dopo le vicende del presunto colpo di Stato, tra Putin ed Erdogan si è rafforzato il dialogo, tanto che quest'ultimo si recherà a Mosca in visita per i primi di agosto 2016.

«Chiediamo al sindaco Giuseppe Sala che cosa rischiano le aziende milanesi vocate all'internazionalizzazione, che operano in Turchia», spiega Alessandro Morelli, capogruppo del Carroccio a Palazzo Marino: «Il sindaco di Milano deve interrompere qualunque rapporto con il governo Erdogan palesando la distanza della nostra città con le epurazioni in atto».