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Moratti: “Maggiori poteri agli enti locali in tema di immigrazione”

Il sindaco e il presidente della Regione Formigoni hanno aperto questa mattina i lavori di “L’immigrazione in Italia, tra identità e pluralismo culturale”, una due giorni promossa dal Ministero degli Interni. Entrambi hanno presentato la loro ricetta sul tema

Ha preso il via questa mattina presso l’Università Cattolica, la Seconda Conferenza Nazionale sull’immigrazione, intitolata “L’immigrazione in Italia, tra identità e pluralismo culturale”, una due giorni di incontri promossa dal Ministero dell’Interno in collaborazione con l’UE e l’Anci.

Il sindaco di Milano Letizia Moratti ha inaugurato la Conferenza, ricordando come oggi la sfida per tutti i paesi del Mondo sia quella di riuscire a trasformare quello che è problema in una risorsa e che l’unico modo per vincere tale sfida sia quello di collegare maggiormente i diversi livelli di responsabilità istituzionale, vale a dire Stato, Comunità Europea e Enti Locali; ha perciò invitato l’Unione Europea a intensificare la collaborazione con quei paesi che più di altri sono soggetti ai flussi migratori, coinvolgendo soprattutto le comunità locali (regioni, province e comuni) destinatari finali del fenomeno.

Per il sindaco vi sono 3 grandi priorità: snellire le procedure burocratiche, affidando maggiori poteri agli enti locali e, in particolare, ai sindaci; lasciare sul territorio le risorse necessarie per dare delle risposte migliori; rafforzare gli accordi bilaterali tra Stati perché questo fenomeno non può essere gestito senza dare ai paesi d’origine opportunità di sviluppo: a tale proposito un esempio è dato dal bando comunale da 10 milioni di euro per il cofinanziamento di progetti di cittadini non italiani, in grado di creare imprese e attività nei territori di provenienza, seguendo ad esempio il lavoro straordinario di sostegno del microcredito portato avanti dal premio nobel Yunus.

Secondo la Moratti, Milano è pronta a questa grande sfida, grazie anche al lavoro delle numerose associazioni private, e in questo senso l’Expo rappresenta un’opportunità per intensificare le politiche di sostegno internazionale e di sostegno all’autosufficienza. Tuttavia ha ricordato come il tema dell’immigrazione non debba però portare a una visione errata della volontà di mantenere la propria identità: i valori occidentali di libertà e democrazia sono imprescindibili e risultano necessari nella gestione di questo problema-opportunità.

E’ intervenuto poi il presidente della Regione Roberto Formigoni che ha evidenziato come i modelli di integrazione sperimentati altrove non abbiano avuto successo: è il caso del modello anglosassone del multiculturalismo pacifico che, pur volendo mantenere i costumi di ciascun etnia, ha portato alla creazione di veri e propri ghetti, o di quello francese dell’assimilazionismo che nell’intento di far rinunciare alle identità originarie, ha condotto sulla strada delle rivolte nelle banlieu.

Perciò l’Italia si trova in un vuoto di proposte che le consentono di tentare una nuova via che sappia rispettare sia l’identità italiana sia quella straniera e in cui la cultura prevalente ponga delle regole chiave lasciandosi però modificare, così come propongono il cardinale Scola e l’ex presidente del Senato Pera.

Formigoni ha poi proposto una nuova gestione dei flussi, che non sia più centralizzata, ma che venga regolata dagli enti locali, i quali più di ogni altro conoscono i numeri del fenomeno. Alla scuola infine spetta il compito di educare al rispetto delle differenze, in modo che nessuno si senta più straniero: dall’altro lato l’immigrato deve saper accettare la cultura e le leggi del luogo che raggiunge.

Ha preso la parola anche il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, presidente dell’ANCI, sottolineando come la conferenza debba affrontare il tema immigrazione non solamente vedendolo come un’emergenza, ma ricordando che l’integrazione è la sfida del futuro. Con 6 milioni di immigrati regolari residenti, più altri 500-700 mila irregolari, l’Italia deve agire contro i fenomeni negativi che vanno dal lavoro nero alla tratta di esseri umani alla criminalità nel nostro Paese, ma deve anche sapere garantire l’integrazione, eliminando atti di razzismo e di insofferenza verso alcune etnie, come ad esempio quella rom.

Anche Chiamparino ha rivendicato il ruolo centrale degli enti locali: i problemi dell’immigrazione hanno sempre riguardato i sindaci ed è grazie alla capacità di operare, pur con scarse risorse, che certi problemi non sono diventati emergenze. Dunque la proposta per un piano nazionale di integrazione che guardi alle politiche locali, in cui vi sia impegno per la legalità, maggiore capacità di offrire servizi sociali (ad esempio case e asili nido) e l’impegno a snellire la burocrazia per il rinnovo dei permessi di soggiorno.

Chiamparino ha concluso invitando la Comunità Internazionale ad impedire che sia la criminalità organizzata a soddisfare un diritto riconosciuto e protetto internazionalmente come il diritto d’asilo.
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