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Moschee, la regione accelera sulla legge restrittiva

Prevista una serie di norme che renderanno difficoltoso aprire nuovi luoghi di culto non cattolici

Guerra di tempi sulle moschee tra il comune di Milano e la regione Lombardia. Si può facilmente leggere così il percorso parallelo (ma in direzioni opposte) di Palazzo Marino e del Pirellone. Se la giunta milanese di centrosinistra sta approntando il bando per la cessione di tre aree (di cui al massimo due destinate a moschee), il consiglio regionale accelera sulla legge regionale in materia di nuovi luoghi di culto. L'iniziativa era partita qualche mese fa dalla Lega Nord.

Rispetto alla proposta leghista, non verrà incluso un referendum consultivo: verrà sostituito con una "valutazione ambientale strategica" su cui i cittadini potranno esprimersi. Altra novità, le forze dell'ordine potranno essere chiamate ad esprimersi, anche se il loro parere non sarà vincolante. Infine, telecamere all'esterno del nuovo luogo di culto colletate con la centrale di polizia.

Ma - novità principale della legge - la confessione religiosa dovrà avere in essere un'intesa con lo Stato, una presenza significativa in Italia o localmente e una convenzione con il comune. Passaggi che renderanno oggettivamente complicato aprire nuovi luoghi di culto in Lombardia. Sui punti che verranno inclusi (e sul referendum tolto) è stata trovata l'intesa di tutta la maggioranza regionale: Lega, Forza Italia, Ncd e Fratelli d'Italia. E il consigliere (regionale e comunale) di Fdi Riccardo De Corato ha subito chiesto al comune di Milano di fermarsi sulle moschee e i nuovi luoghi di culto, in attesa della legge regionale.

La tempistica per portare in aula il progetto di legge dovrebbe essere fine gennaio 2015.

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