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Referendum: il Pirellone si illumina col "No", è bufera

Nella serata di venerdì 2 dicembre accese alcune luci del palazzo sede del consiglio regionale, formata la scritta "No". Bufera politica, poi Maroni si dissocia: "Non lo sapevo"

E' la sera del 2 dicembre 2016, a poche ore dal silenzio elettorale prima del referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi. La facciata del Pirellone, il palazzo sede del consiglio regionale della Lombardia, si illumina con la scritta "No". Ed è bufera politica.

Immediate le reazioni del "fronte del sì". Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Partito Democratico, tuona su Facebook: «Maroni ancora una volta, nonostante la legge lo vieti, utilizza la sede istituzionale del #Pirellone come se fosse casa sua. Credo che il #4dicembre sia davvero l'occasione migliore per dimostrare che i cittadini lombardi guardano altrove. #Vergogna». 

Il fronte opposto non è invece compatto nel difendere "l'illuminazione elettorale": se alcuni rappresentanti istituzionali di centrodestra pubblicano sui social network la foto accompagnandola alla scritta "JeSuisLombardia", in serata interviene direttamente il presidente della giunta regionale Roberto Maroni.

E l'intervento è durissimo: «Non ho autorizzato alcuna scritta sul Pirellone per il referendum: la legge sulla par condicio lo vieta, e questa legge l'ho sempre rispettata con rigore. Se qualcuno ha violato la legge sarà ovviamente chiamato a risponderne», scrive su Facebook il governatore. Qualcuno replica con ironia: «Certo, si sono accese da sole», oppure «mai fidarsi degli elettricisti», ma in tanti chiedono a Maroni di assumersi la responsabilità politica di una scritta "divisiva" apparsa sulla sede istituzionale del consiglio regionale lombardo. Altri invece difendono la scritta argomentando che la par condicio non sarebbe stata rispettata nemmeno dal fronte del sì.

Anche il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo di Ncd (partito, peraltro, schierato per il sì) si è infuriato: «Le istituzioni sono di tutti e non possono essere utilizzate per la campagna elettorale di una parte». Stessa reazione di Claudio Pedrazzini, capogruppo di Forza Italia: «Quelli che votano "no" non sono interessati a questo tipo di pagliacciate».

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