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Periferie, fiducia sul Milleproroghe ma il governo promette di sbloccare i fondi

Incontro Conte-Anci: il Milleproroghe alla fine non è stato modificato, resta l'emendamento che ha bloccato fino al 2020 i finanziamenti. Gli urbanisti: "Garantire subito il 20%"

Il decreto Milleproroghe che contiene, tra l'altro, il blocco fino al 2020 per il Piano Periferie è stato approvato dalla Camera dei Deputati con il voto di fiducia, il primo del governo Lega-5 Stelle, provocando peraltro molte polemiche in merito e facendo passare in secondo piano, almeno nel dibattito immediato, proprio la questione dei fondi per i Comuni che avevano stipulato in tutto 120 convenzioni sui progetti per le periferie, per un valore di 2,1 miliardi di euro.

Il voto di fiducia ha lasciato comunque intatto il testo uscito dal Senato, compreso il noto emendamento leghista che mirava a superare l'incostituzionalità del Piano Periferie sancita dalla Consulta, su ricorso della Regione Veneto, perché alcuni progetti avrebbero dovuto essere presentati con il consenso delle Regioni, andando ad intervenire su materie per le quali le Regioni hanno competenza.

La stessa Corte Costituzionale, nella sua sentenza, aveva lasciato aperta la strada di ripetere le convenzioni con questo problema coinvolgendo le Regioni, mentre l'emendamento (approvato in Senato con i voti di tutti i gruppi) aveva semplicemente bloccato fino al 2020 i fondi dei progetti non ancora esecutivi rimandando quindi la questione dell'incostituzionalità. 

Conte: "Un decreto ad hoc"

Prima della fiducia al Milleproroghe, il premier Giuseppe Conte ha incontrato il presidente di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) Antonio Decaro, che gli ha manifestato le perplessità dei sindaci di tutta Italia (e di ogni schieramento politico) per quello che, da molti, è stato definito uno "scippo" di denaro per le periferie, nonostante il problema dell'incostituzionalità da risolvere. Conte si è impegnato con Decaro per sbloccare la questione separatamente dal Milleproroghe.

Il governo varerà un decreto per ri-sbloccare i fondi per le periferie nell'arco di un triennio, e questo ha rassicurato Decaro e i sindaci, che comunque rimangono attenti per capire se Conte manterrà la promessa e con quale modalità operativa. Nel frattempo, sull'argomento è intervenuto anche l'Istituto nazionale di urbanistica.

Gli urbanisti: "Anticipare subito il 20% dei fondi"

Gli urbanisti italiani chiedono in primo luogo che il governo confermi (ed eroghi entro il 2018) l'anticipo del 20% dei fondi, previsto quando i Comuni hanno firmato col governo le singole convenzioni del Piano Periferie. Questi soldi (in tutto 320 milioni di euro) consentiranno agli enti locali di procedere con l'affidamento degli incarichi per le progettazioni. "Sarebbe delittuoso culturalmente e socialmente - si legge in una nota dell'Istituto degli urbanisti - se venisse finanziata la realizzazione di qualche singola opera pubblica, qua e là, solo perché vi è uno stato di avanzamento procedurale di questo o quel Comune".

Per gli urbanisti, infatti, è più rilevante "il disegno di rinnovamento sociale, fisico ed economico contenuto nell'insieme delle proposte originarie". Poi, il governo dovrebbe chiedere a ogni città convenzionata di distinguere le opere "trainanti" e quelle che sono semplicemente funzionali alle prime. A quel punto, il governo comincerebbe con il finanziare le opere trainanti e vincolerebbe le altre alla realizzazione delle prime. 

"Occorre fare in modo - conclude l'Istituto nazionale di urbanistica - che il finanziamento del Piano Periferie sia una buona palestra per le città sulle migliori pratiche per costruire la trasformazione urbana. E, lavorare, profittando della rimodulazione finanziaria annunciata, per meccanismi che siano un incentivo a sostenere e migliorare la capacita' di spesa delle amministrazioni locali".

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