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Sabato, 20 Aprile 2024
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Profughi, Maroni insiste: "Taglio i fondi ai comuni, posso farlo"

Durissima contestazione da parte del governo, ma anche di Majorino. Intanto, a maggio sono state decise le "quote europee"

Durissima la polemica su profughi e migranti dopo le affermazioni del governatore lombardo Roberto Maroni, di quello ligure neoeletto Giovanni Toti e dell'appena riconfermato Luca Zaia in Veneto. I tre presidenti di centrodestra avevano "minacciato" i comuni di tagliare i fondi se avessero ancora accolto profughi nel loro territorio. Naturalmente il primo "interessato" è il comune di Milano, con i profughi in arrivo in stazione centrale e ora anche attraverso i pullman. "Maroni non può fare ciò che ha minacciato", gli ha risposto Pisapia.

Maroni tira dritto: "Evidentemente ho messo il dito nella piaga", ha affermato lunedì mattina, "ma posso tagliare i fondi e lo farò. Sono fondi regionali, decido io dove metterli". Poi un "consiglio" al premier Matteo Renzi: "Vada in Europa a picchiare i pugni sul tavolo e a prendere per il bavero i ministri dell'interno europei". E ad Angelino Alfano, ministro dell'interno italiano: "Cominci col bloccare gli sbarchi come feci io nel 2011 dopo le primavere arabe". Insomma, il governatore non demorde. E pazienza se un illustre ex compagno di partito, Flavio Tosi, bolla le sue uscite come "una salvinata" e precisa, da sindaco di Verona, che certe cose i sindaci non possono deciderle. Insomma, se gli arrivano i profughi, non possono far altro che accoglierli.

"Il governo cominci col restituirci 160 milioni di credito che vantiamo per le spese sanitarie degli immigrati negli ultimi cinque anni", ha tagliato corto Maroni, che poi ha attaccato anche i prefetti: "Mandano in giro migliaia di persone". 

Dal governo però ribattono e fanno notare che fu proprio Maroni, da ministro dell'interno, a inventare nel 2011 la ripartizione per quote dei flussi di disperati che arrivano in Italia coi barconi. "Non possiamo andare in Europa a chiedere che l'Europa faccia di più, se poi in Italia tre regioni dicono di non voler più fare niente", ha spiegato Matteo Renzi per rispondere ai tre governatori "ribelli". Palazzo Chigi è disposto a fare di tutto, almeno a parole, per rispondere allo scontro istituzionale. 

La situazione è però oggettivamente complicata: tant'è vero che lo stesso Pierfrancesco Majorino, assessore del Pd al welfare a Palazzo Marino, si era recentemente (e per l'ennesima volta) lamentato contro il governo perché "non fa niente", mentre a Milano continuano ad arrivare migranti. "Accoglieremo solo i bambini, perché i posti sono finiti", aveva detto venerdì. E proprio Majorino contesta a Maroni di "dire ai comuni di fare ciò che lui ha impedito di fare: da ministro dell'interno i profughi ai comuni li ha mandati". Poi aggiunge: "E' troppo facile lasciare il peso dell'accoglienza a pochi comuni. Il fenomeno, se distribuito equamente, non ha impatto enorme. Noi abbiamo 800 persone a notte, non abbiamo più posto. Maroni non fa nulla, se non sviluppiamo accoglienza i profughi li avremo tutti per strada".

A metà maggio, intanto, è stato deciso che all'Italia spetterà l'11,84% dei ricollocamenti di immigrati già presenti nell'Unione europea. Una quota di fatto già superata, il che significa che - almeno per il 2015 - nessun migrante sarà collocato in Italia da altri Paesi Ue. Si tratta, per la cronaca, della terza quota dopo Germania (oltre 18%) e Francia (oltre 14%). La quota per circa 20 mila persone che richiedono protezione internazionale e si trovano ora fuori dall'Ue è invece del 9,94%, pari a meno di 2 mila persone.

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