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Referendum, lite Meloni-Maroni. Il governatore minaccia rottura alleanza

Giorgia Meloni: "E' propaganda". La replica di Maroni: "A rischio l'alleanza". Poi le prove di dialogo

Il centrodestra è arrivato ad un passo da una clamorosa rottura in Regione Lombardia sul referendum del 22 ottobre sull'autonomia. Motivo, le dichiarazioni della segretaria nazionale di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e la risposta - durissima - del governatore leghista Roberto Maroni. I due ex ministri dei governi di Silvio Berlusconi non se la sono mandata a dire.

La Meloni ha definito «propaganda» il referendum in Lombardia e Veneto e ha aggiunto, a titolo personale, che - se fosse residente in quelle due Regioni - non andrebbe a votare. «Non posso far finta di niente», ha replicato il presidente della Lombardia sottolineando che «il referendum è una cosa importante sia sul piano politico sia sul piano istituzionale». E ha concluso spiegando che valuterà le dichiarazioni della segretaria di Fdi «sul piano della lealtà dell'alleanza di governo in Lombardia», pur ammettendo che gli esponenti lombardi di Fdi hanno finora sostenuto il referendum.

Nel pomeriggio del 3 ottobre è arrivata una nota della dirigenza lombarda di Fratelli d'Italia per cercare di "mettere a posto" le cose. L'entourage di Fdi ha ribadito la lealtà al referendum sull'autonomia sottolineando che la Meloni aveva lasciato libere le dirigenze locali (di Lombardia e Veneto) di appoggiare la consultazione e aggiungendo però che, nei giorni scorsi, qualche dirigente leghista, accostando la Lombardia e il Veneto alla Catalogna, aveva «generato preoccupazione sul fatto che una legittima richiesta di maggiore decentramento possa trasformarsi nell'anticamera di un separatismo di stampo catalano».

Fdi ha chiesto quindi a Maroni («in un quadro di reciproca lealtà») di farsi garante che non vi siano «degenerazioni indipendentiste».

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