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La Lombardia contro il taglio dei parlamentari: parte l'iter per il referendum

Approvata la proposta di referendum in commissione. Ora il voto in aula: se si ripeterà in altre quattro Regioni, si potrà tenere la consultazione coi cittadini

Approvata all'unanimità dalla commissione affari istituzionali in Lombardia (senza voti contrari) la proposta di referendum sulla recentissima riforma costituzionale che ha "tagliato" il numero dei parlamentari. Il 26 novembre è previsto il voto in aula; poi, se altri quattro consigli regionali approveranno una identica prroposta, potrà essere chiesto il referendum abrogativo popolare.

Al voto non hanno partecipato i consiglieri del Movimento 5 Stelle (il cui partito è il principale fautore della riforma sul taglio dei parlamentari) mentre Lega, Pd, Forza Italia e +Europa hanno votato a favore. La proposta è stata avanzata e presentata al Pirellone dal consigliere di +Europa Michele Usuelli, secondo cui «il risparmio economico dovuto al taglio dei parlamentari non può essere l'unico criterio con il quale giudicare la riforma; i Padri Costituenti scelsero un numero apparentemente elevato di parlamentari perché il pluralismo politico italiano trovasse un’ampia rappresentanza in Parlamento e la scelta di ridurre tale numero può avere delle conseguenze significative su aspetti importanti della vita istituzionale, che devono essere valutate dai cittadini».

L'eventuale referendum sarebbe calendarizzato tra la primavera e l'autunno del 2020, sempre che la legislatura non si interrompa in anticipo. «Molto bene il voto in commissione. La proposta di Usuelli è il giusto tentativo di far emergere un'Italia diversa che ragiona e combatte contro la demagogia. Tagliare la rappresentanza deteriora ancora di più lo stato della nostra democrazia, favorendo, al contrario, il senso di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni», ha dichiarato Massimiliano Iervolino, neo segretario di Radicali Italiani. «Una riduzione operata in questo modo sarebbe uno sfregio anziché una riforma, mortificando la rappresentanza popolare senza portare maggiore efficienza dei lavori», ha aggiunto Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa, tra i pochi in Parlamento a opporsi alla riforma.

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