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Beppe Sala, il sindaco che sfida il governo populista: e il Financial Times gli dedica un ritratto

Ambiente, immigrazione, clima, attrazione di capitali: in tanti campi Sala sembra essere diventato la nemesi di Salvini. E il Financial Times lo accomuna ad altri dem e laburisti (Eric Garcetti, Sadiq Khan) che, nei loro Paesi, guidano la resistenza delle grandi città per assurgere a ruoli nazionali

Una lega - no, senza ampolle del Po - di sindaci di grandi metropoli contro governi xenofobi e populisti. Con Beppe Sala in testa. Fantapolitica? Hanno sicuramente avuto un'eco internazionale le continue polemiche che, nelle scorse settimane, hanno coinvolto il sindaco di Milano e il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Dalle pistole elettriche ("Sperimentazione ridicola") ai migranti ("Bisogna avere più cuore"), passando per le battute ("Non vorrei Salvini nemmeno come zio"), le frizioni tra il numero uno del Carroccio e il primo cittadino ormai non si contano più. E tanti osservatori pensano che questo possa essere il preludio a una discesa in campo di Beppe Sala alle prossime politiche come leader nazionale del centrosinistra. 

La cosa, si diceva, non passa inosservata all'estero. Il Financial Times, qualche giorno fa, ha dedicato un lungo ritratto a Sala, descritto come il frontman dello scontro "alle posizioni populiste". Secondo il quotidiano inglese, infatti, è anche grazie alla sua mano e spinta che all'ombra della Madonnina si genera ormai il 10% del pil italiano con un passo "a ritmo sorprendente" rispetto alle medie italiche e la gran parte degli investimenti immobiliari. Il tutto con un atteggiamento pragmatico ben lontano dal governo di Roma: Milano è una città "aperta agli immigrati" e in posizione dichiaratamente "anti-fascista". 

"Sto cercando di dare un nuovo volto alla sinistra, dimostrando che sappiamo fare le cose. Vogliamo essere diversi", chiosa il sindaco. "Tutti parlano di populismo contro non-populismo - spiega ancora Sala all'autrice Gillian Tett -, ma io penso che la chiave sia città contro provincia". "In provincia - prosegue - gli elettori tendono a votare a destra, mentre nelle città si è più progressisti". La spiegazione è presto detta. E' una questione di "problem solving": nelle grandi città, dal traffico ai rifiuti, le difficoltà vanno risolte in modo efficace ed efficiente, lasciando perdere le ideologie. Inoltre, si tende ad abbracciare con meno diffidenza le nuove tecnologie rispetto all'hinterland. Un modello che potrebbe essere esteso ad interi Paesi?

Sala viene accumunato ad altri primi cittadini che sfidano governi non propriamente dalle vedute aperte. Ed ecco Sadiq Khan vs Boris Johnson, anche egli lanciato dal municipio londinese, Eric Garcetti (Los Angeles) e Peter Buttigieg (South Bend) fino a Yuriko Koike, governatrice di Tokyo, una delle pochissime politiche donna in grado di tener testa ed esser nelle condizioni di sfidare il primo ministro Shinzo Abe.

 A cosa porterà questo? In un recente viaggio in Usa, l'ex manager Pirelli ha incontrato diversi candidati democratici, a partire da Amy Klobuchar, ed aveva in agenda un colloquio con Nancy Pelosi, presidente della Camera dei rappresentanti. "Stiamo costruendo delle coalizioni in tutto il mondo - dice Sala -, non possiamo lasciare tutto ai politici nazionali con questo populismo. Dobbiamo agire". 

E viste le tensioni continue del Salvimaio, con il fiato sul collo dell'Europa, la breccia delle Politiche potrebbe aprirsi a breve. Coinvolgendo come un'onda anche Milano. 

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