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Milano, il consiglio comunale dice no al "salva Roma", ma la Lega si astiene

Il voto all'ordine del giorno a Palazzo Marino

L'assessore al bilancio di Palazzo Marino, Roberto Tasca, lo aveva definito "indecente". E ora il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno (del centrosinistra, ma con voto favorevole anche di Forza Italia) per chiedere al governo di non procedere con il "salva Roma", una ristrutturazione del debito del Comune di Roma che prevede, tra l'altro, che il nuovo titolare di un bond sottoscritto nell'era del sindaco Veltroni sia il Ministero dell'Economia. 

Alla base dell'ordine del giorno (così come delle critiche di Tasca) il concetto che il decreto aiuterebbe e favorirebbe un solo Comune a discapito di tutti gli altri. Il governo, in realtà, non ha ancora approvato la norma per l'opposizione della Lega: i cui consiglieri milanesi, tuttavia, non hanno aderito all'ordine del giorno ma si sono astenuti.

Scontato invece il voto contrario dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, favorevoli a ripianare il buco di bilancio di Roma, di cui è sindaca la loro compagna di partito Virginia Raggi.

Lo status quo: chi paga oggi il debito di Roma

Il debito storico della Città Eterna ammonta a circa 12 miliardi di euro. La sua quota più rilevante, di circa 11 miliardi è riferita alla gestione commissariale avviata nel 2010 dal governo Berlusconi. Nelle casse del commissario lo Stato, da 9 anni a questa parte, versa 300 milioni l'anno, che si aggiungono ad altri 200 milioni garantiti dal Comune grazie all'addizione Irpef (la più alta d'Italia) e a un'extra tassa per chi transita dagli aeroporti romani. Tradotto: il bilancio di Roma viene già "salvato" con i soldi di tutti i contribuenti italiani. 

Cosa cambia con il Salva Roma

Il cosiddetto "Salva Roma" prevede che dal 2021 si chiuda la gestione commissariale. E che i debiti tornino tra le voci di bilancio del Comune. Come? Facendo passare una delle quote più pesanti del passivo dal commissario allo Stato, un bond (prestito obbligazionario) che vale 1,4 miliardi di euro - emesso dall'ex sindaco Walter Veltroni - e che prevede un rimborso entro il 2048 con 75 milioni di interessi l'anno. Con la nuova norma è il ministero dell'Economia il nuovo titolare del prestito. E può andare a rinegoziarlo direttamente con i creditori in una posizione di maggior forza. 

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