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Lo insultò su Facebook: Salvini gli chiede i danni per 20mila euro

Il ministro dell'Interno si costituisce parte civile al processo per diffamazione e minacce contro l'oppositore dell'area anarchica milanese

"Salvini, in nome della bellezza e dell'intelligenza. Fai un gesto nobile. Sparati in bocca". Questo 'l'invito' che Valerio Ferrandi rivolse all'attuale ministro dell'Interno Matteo Salvini attraverso un post Facebook. Il messaggio, divulgato attraverso un profilo fittizio, è costato al giovane antagonista milanese leader dell'area anarchica l'accusa per diffamazione e minacce. Al processo si è costituito parte civile lo stesso Salvini, che ha chiesto a Ferrandi 20mila euro di danni.

Il post incriminato risale al 25 aprile 2016, giorno in cui il giovane oppositore rispose a un commento del leader del Carroccio incalzandolo anche con la domanda "prima o poi verrai appeso a un lampione, ne sei consapevole?". Il 17 luglio, davanti al giudice Giuseppe Vanore, si è tenuta la prima udienza del proceso a carico del 32enne, noto esponente dell'area anarchica milanese. Il 30 gennaio 2019 verrà invece ascoltato il leader della Lega.

Figlio di Mario Ferrandi, ex membro dell'organizzazione armata di estrema sinistra Prima Linea, una volta fuori dall'aula Valerio ha dichiarato: "In una giornata sacra come il 25 aprile il signor Salvini dovrebbe evitare le consuete provocazioni. La mia non era una minaccia ma un invito a studiare la storia per evitare che si ripeta".

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