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Fondi russi, Savoini "graziato": resta al Corecom, l'autorità che vigila sulla libertà di stampa

Le opposizioni in consiglio regionale hanno promosso una mozione per le sue dimissioni dal ruolo, ma è stata bocciata. Compatto il centrodestra a difesa dell'uomo dell'Hotel Metropol

Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e implicato nello scandalo dei presunti fondi russi, resta vice presidente del Corecom Lombardia, il Comitato Regionale per le Comunicazioni. L'ente è previsto dalla legge nazionale che istituì l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ed è di nomina regionale.

E' stata infatti bocciata con voto segreto (39 contrari, 26 favorevoli e 2 astensioni) la mozione presentata dal Pd che chiedeva le dimissioni di Savoini dalla vice presidenza dell'organismo. Hanno votato a favore le opposizioni, mentre Viviana Beccalossi (Misto ex FdI) aveva annunciato l'astensione. Compatta, quindi, la maggioranza di centrodestra nella difesa dell'uomo implicato nella vicenda dell'incontro all'Hotel Metropol di Mosca (18 ottobre 2018), del quale è stato pubblicato l'audio su BuzzFeed.

Si ritiene che l'incontro servisse a negoziare una compravendita di petrolio con la contestuale creazione di plusvalenze da utilizzare per la campagna elettorale della Lega alle europee del 2019. Un'accusa molto pesante per la quale Savoini è indagato dalla procura di Milano insieme agli altri due italiani che parteciparono a quell'incontro.

Il voto contrario della maggioranza in Regione alla mozione anti-Savoini era scontato. Attilio Fontana, presidente della Regione, in mattinata aveva definito «fuori luogo» la mozione, facendo chiaramente capire da che parte sarebbero andati i voti non solo della Lega ma anche degli altri partiti al governo in Lombardia. Per il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi il consiglio regionale «sarebbe tenuto a valutare il lavoro svolto da Savoini nel Corecom, mentre il testo fa riferimento a questioni di natura giudiziaria che non ci competono. Se l’intento è appunto quello di condurre una battaglia giudiziaria, questa non è la sede adatta. Forza Italia è e rimane garantista».

Le opposizioni: «Savoini non adatto al ruolo»

Diversa la posizione del Movimento 5 Stelle: «La Lega - ha commentato Marco Fumagalli, capogruppo al Pirellone - si assume la responsabilità di far proprio l'operato di Savoini, senza nessuna presa di distanza da quanto emerso. Viene da chiedersi come mai tutto questo accanimento nel mantenere l'uomo su quella poltrona. Chi svolge attività pubbliche deve essere indipendente e non avere nessuna macchia. Confermare Savoini al Corecom è un insulto alla buona amministrazione».

Presentando la mozione, Fabio Pizzul, capogruppo del Pd, aveva sottolineato che «non occorre attendere gli esiti dell’inchiesta della magistratura per dire che ciò che è successo al Metropol di Mosca è testimoniato in modo inoppugnabile dall’audio che tutti abbiamo ascoltato. Savoini non può dare garanzie di esercitare adeguatamente il ruolo di vigilanza sulle comunicazioni, in quanto uomo che per una forza politica, la Lega di Salvini, ha tramato per ottenere illecitamente ingenti fondi in un quadro di relazioni che collegano le forze antieuropeiste e di estrema destra di diversi Stati dell’Unione Europea». Dopo il voto, Pizzul ha commentato che «è prevalso l'interesse di partito».

E già a luglio +Europa, con il suo consigliere Michele Usuelli, aveva evidenziato che «indipendentemente dalla questione finanziamenti russi è gravissimo che Savoini - vice presidente dell'autorità che ha il compito di garantire il rispetto delle norme in materia di comunicazione e vigilare sulla libertà di informazione - flirti apertamente con il peggior nemico della stampa libera, con il regime responsabile delle persecuzioni nei confronti dei giornalisti, con i mandanti degli assassinii di Antonio Russo e Anna Politkovskaja». Usuelli, dopo il voto, ha dichiarato che «la Lega ha rivendicato il proprio collegamento con Mister Russiagate e non potrà più nascondersi dietro il "Savoini chi?"».

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