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Martedì, 23 Aprile 2024
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Serravalle, il comune non riesce a vendere: a vuoto seconda asta

A vuoto anche la seconda asta, con prezzo base ribassato, nonostante le speranze dell'assessore Tabacci, che ora viene duramente attaccato dal centro-destra

Se fosse stata una gara a scommesse, Tabacci l'avrebbe persa. Anche la seconda asta per la vendita del 18% di Milano Serravalle (la quota posseduta dal comune) è andata deserta, e questo nonostante il ribasso del prezzo base, stabilito in 145 milioni di euro, dopo che il primo tentativo era andato a vuoto.

Ora, in base a un accordo "strappato" dal centro-destra in consiglio comunale a ottobre, ogni nuova decisione dovrebbe passare appunto dal consiglio, attraverso la commissione sulle partecipate.

Il tentativo della maggioranza a Palazzo Marino era chiaro: abbassare la base d'asta per "stuzzicare" i privati a mettersi in gara tra loro e contemporaneamente far approvare una modifica di statuto (dalla provincia) che coinvolgesse di più gli attori privati nella gestione della società (attraverso l'ingresso nel cda di un rappresentante dei soci privati). Ma queste due mosse non hanno sortito l'effetto sperato.

Di "fase nuova" parla il consigliere provinciale del Pd Roberto Caputo: "vedrà come protagonisti imprenditori del settore, e non banche o fondi". L'esponente del Pd teme però che "il prezzo delle quote in vendita possano scendere di valore e questo rappresenterebbe un danno per le istituzioni. Serravalle è strategica per la mobilità del nord italia".

E il presidente della provincia, Guido Podestà, ha ricordato di avere già accennato a Pisapia della possibilità di una Newco in cui conferire le quote di provincia e comune, per poi coinvolgere nuovi capitali privati.

Molto duro il vicepresidente del consiglio comunale Riccardo De Corato: "La propaganda sull'inutilità nell'acquisto delle azioni Serrvalle è stata più forte, nonostante la parziale retromarcia dell'assessore al bilancio". E il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli nota: "Era prevedibile. Un solo giorno di tempo dalla modifica dello statuto è troppo poco, per un privato, per decidere un investimento così importante".

"Ma adesso - continua Masseroli - per Tabacci si apre un'altra grana: "Il cda di Sea non blocca la quotazione come da accordi tra tabacci e F2i. Cosa è successo? Probabilmente il sindaco ha finalmente iniziato a dubitare della bontà delle scelte di Tabacci".

 

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