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Parisi, no al referendum. E a settembre da Milano nasce il nuovo centrodestra

Il capo dell'opposizione di centrodestra a Palazzo Marino: "Serve una rigenerazione nello schieramento"

Se n'era parlato ampiamente, prima ancora delle elezioni comunali che hanno poi visto la conferma del centrosinistra con Giuseppe Sala: la candidatura a sindaco di Stefano Parisi per il centrodestra non era solo questione milanese ma aveva un risvolto nazionale. Qualcuno si spingeva a ritenere che Parisi, ex amministratore delegato di Fastweb e Chili Tv, potesse anche aspirare al ruolo di leader dopo Silvio Berlusconi.

E' ancora presto per dire se l'evoluzione sarà fino a quel punto, ma Parisi - in una intervista rilasciata a La Stampa - parla ormai da leader nazionale. Innanzitutto si è finalmente schierato sul referendum costituzionale, cioè sulla riforma voluta dal governo Renzi: ha affermato che voterà "no". Ma non è solo questo.

Parisi si sente portatore di una "cultura di governo" che "merita di essere declinata a livello nazionale": forte del risultato di Milano, dove ha impensierito il rivale andandogli ad un'incollatura al primo turno. Il ballottaggio è poi finito con una vittoria abbastanza netta per Sala, che comunque ha perso voti rispetto a Pisapia nel 2011 e, per prevalere, ha dovuto recuperare in extremis l'alleanza coi Radicali.

L'inizio della nuova vita politica di Parisi sarà una "convention" a settembre 2016 a Milano, per parlare di programmi. E, pur partendo dall'alleanza tra Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d'Italia e Ncd che a Milano ha "tenuto" ma in molte altre parti d'Italia no, afferma di voler andare anche oltre: "Parlo - spiega alla Stampa - all'opinione pubblica moderata". E usa il termine "rigenerazione".

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