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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'uomo che disse di no alla 'ndrangheta: "Vado avanti con le mie forze"

A Rho, Marco Tizzoni rifiutò i voti della criminalità organizzata. A MilanoToday: "Mi contattò una persona strana, non mi fidavo". Alla sua sconfitta, il presunto "collante" con i gruppi malavitosi lo prende in giro

Era il 27 maggio del 2011 quando Tizzoni scrive a Marco S. "Marco, non ti preoccupare, andiamo avanti da soli, senza aiuti di 'lobby' e gruppi strani! Incrociamo le dita e W 'Gente di Rho'!".

Marco Tizzoni, candidato a Rho nel 2011, rifiuta i voti dei calabresi e si prepara ad andare alle urne con la sola forza della sua campagna elettorale, dove perderà di trecentottanta voti. Una storia, per le Comunali 2011, che sembra in controtendenza con l'indagine che ha portato all'arresto di 20 persone per rapporti con la 'ndrangheta. 

I contatti tra il leader di "Gente di Rho" e Marco S. iniziarono il 25 maggio. S. — attraverso Monica C., candidata nella lista di Tizzoni, ottiene il numero di quest'ultimo e lo chiama. Sono quasi le undici meno dieci di sera del 25 maggio quando e Marco S. chiama Tizzoni e gli chiede se potevano incontrarsi: "Ti devo dire una cosa che, secondo me, è interessante, poi deciderai tu".

Tizzoni risponde che intorno alle undici e un quarto sarebbe stato nella piazza centrale di Rho, per questioni riguardanti l'affissione dei manifesti elettorali. S. cerca di raggiungerlo, ma l'incontro non ha luogo. S. — quindi — manda un sms a Tizzoni: "Ho cercato di portarti i voti della 'lobby calabrese' ma purtroppo sono già impegnati. Ne rimangono circa 300, quelli avuti da Zambetti alle regionali, fai sapere a "Monica" entro domani mattina se ti interessano come elettori. Buona notte".

Tizzoni ci pensa e il 27 maggio rifiuta i voti offerti. Subito Marco S. gli risponde: "Gruppi strani io personalmente non ne conosco… le 'lobby' esistono in tutte le società, e poi il tuo punto di riferimento sarebbe stata solo 'Monica' che tu stesso hai messo in lista. Speriamo bene… io sono dalla tua".

La mattina del 30 maggio, il giorno finale del ballottaggio, Marco S. continua a recriminare con Monica C a proposito del rifiuto di Tizzoni: "Io non so perché abbiano voluto fare questa scelta che non è proprio una scelta… non ho idea, va bene … non si sono voluti fare aiutare da nessuno … rimango un po' impressionato dal fatto che questi… Tizzoni e l'altro, fanno politica ma come se fossero non so… troppo giovani… cioè, tanto entusiasmo, tante belle cose, tante idee buone e poi degli errori così da dilettanti che nessuno capisce… assolutamente perché la tua zona è ricchissima di 'calabresi', i calabresi… quando devono votare… hanno votato dall'altra parte e adesso non sono venuti …e basta".

Poco dopo la chiusura dei seggi Marco S. riceve un sms da Monica C. che gli comunicava che probabilmente Cecchetti e Tizzoni avrebbero perso per un margine esiguo di voti, e cioè proprio i trecento voti dei 'calabresi' che S. aveva offerto a Tizzoni. Marco S. chiama Monica e le dice "Secondo te cosa manca?", "Trecento voti", risponde lei. "I miei voti, allora", risponde S. 

Nella serata del 31 maggio, dopo aver avuto la notizia ufficiale dei risultati elettorali al comune di Rho, S. parla con Eugenio C., definito dai magistrati "Portavoce del cartello unitario delle famiglie della 'ndrangheta". I due conversano al telefono a proposito della disfatta di Cecchetti e Tizzoni: "Hai sentito dei risultati di Rho", chiedeva S. "Sì, sì mancavano proprio quelli tuoi", replicava C. "Guarda, quanto ci ho goduto, tu non lo puoi immaginare… poveri idioti, guarda… poveri idioti… ne sono felice… io sì perché sai che se c'è una cosa che non mi piace sono quelle persone lì… devono essere degli accattoni… stavolta è stata fatta giustizia".

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