rotate-mobile
Politica

"Aiutò migranti a entrare in Svizzera illegalmente": condannata deputata ticinese

Lisa Bosia Mirra (Partito Socialista) andava spesso a Como a prestare assistenza ai migranti stipati nella zona della stazione. Avrebbe fatto nove viaggi per far entrare alcuni di loro in Svizzera

Colpevole di avere aiutato alcuni migranti a varcare il confine tra Como e la Svizzera. Lisa Bosia Mirra, granconsigliera (deputata) del Canton Ticino per il Partito Socialista, è stata condannata a ottanta aliquote giornaliere, una pena pecuniaria che corrisponde a una cifra variabile, fino a tremila franchi svizzeri al giorno, da quantificare anche in base alle possibilità economiche dell'imputato. Per quel che si sa, la cifra esatta non è stata ancora comunicata. In ogni caso, la pena per la deputata è stata sospesa per due anni.

La deputata era stata fermata a settembre 2016 su una vettura che ne precedeva un'altra (guidata da un cittadino svizzero) che trasportava in Ticino, dall'Italia, quattro migranti minoreni. Entrambi arrestati e rilasciati dopo qualche giorno. Bosia Mirra aveva ammesso di avere effettuato queste "trasferte" in varie altre occasioni, infrangendo di fatto la legge elvetica sull'immigrazione.

Secondo l'accusa, i viaggi furono nove tra agosto e settembre 2016, durante il periodo di massima emergenza nei pressi della stazione ferroviaria di Como. Bosia Mirra vi si recava per prestare assistenza e fornire pasti caldi ai migranti. Bosia Mirra ha riferito che la procura «non ha accettato il memoriale di difesa» e quindi non ha tenuto conto di alcuna «attenuante umanitaria». Il commento della deputata socialista è che «c'è un clima politico delicato che riguarda il tema dei migranti oltre che di giustizia». Per Bosia Mirra, inoltre, «non è normale che le guardie di confine siano costrette a fare questo lavoro di rastrellare i treni e trascinare giù donne incinte e minori non accompagnati. Stiamo parlando di persone, da un lato e dall'altro».

La deputata ticinese si è poi "sfogata" in un post su Facebook in cui, tra l'altro, promette che racconterà presto ciò che ha visto a Como: «Delle ferite ancora aperte, delle donne stuprate, dei minori respinti. Di come quel parco antistante la stazione si sia trasformato nella dimostrazione più evidente della fine di qualunque umanità. E di come fosse impossibile fare diversamente da come ho agito. Perché quello che pesa, infine, più dell'ingiustizia, è il privilegio. Il privilegio di quel passaporto che permetteva a me di tornare a casa, a me che non ho fuggito la guerra, che non ho mai patito la fame, che non ho rischiato la vita nel deserto. Io tornavo a casa e loro restavano al parco».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Aiutò migranti a entrare in Svizzera illegalmente": condannata deputata ticinese

MilanoToday è in caricamento