La scuola dell'obbligo
"Caro Ministro, apra la porta della Speranza Con quanta ansia un genitore vive la scelta della scuola superiore del proprio figlio? Quante preoccupazioni, quante speranze, quante illusioni per la loro prima vera scelta di vita? Eccomi! Ci sono dentro in pieno. Sono la mamma di un bambino speciale. È talmente bello che nessuno crede che possa avere dei problemi, talmente perfetto che è più facile pensare che sia maleducato piuttosto che accettare che soffra di una vera e propria patologia. Eppure è così: M. è affetto da Adhd e dal Disturbo Oppositivo Provocatorio. All’inizio dell’anno, temevamo che scegliesse di non scegliere, che il disinteresse che ha sempre mostrato per la scuola ci proiettasse verso due anni di oblio e di sofferenza, e poi chissà quanti altri ancora. Invece il nostro bambino ci ha sorpreso! Dopo un open day e uno stage di prova presso l'Istituto Professionale Galdus, ha detto di aver trovato la sua strada, che ce la metterà tutta per portare a termine gli studi, perché è proprio quel che vuole fare, perché sa di essere portato per quello che si fa in quella scuola. Tra tutti gli interessi che ha avuto, l’informatica e l’elettronica sono gli unici che lo accompagnano da sempre. Gli unici per cui tutti gli riconoscono competenza, per cui gli chiedono consiglio e aiuto. Gli unici per cui a volte riesce a scrollarsi di dosso la sensazione di essere un fallito, uno che nella vita non ne combina una giusta, uno da cui non ci si aspetta nulla di buono. Quante persone fanno fatica a trovare la loro strada? Quante non la trovano mai? Per M., invece, la strada è straordinariamente chiara, evidente a lui stesso e a chi lo conosce. Finalmente si può incamminare sulla sua strada. Una solida passione, una nuova scuola, dei nuovi compagni… Un nuovo inizio. Una nuova vita. Siamo talmente increduli e felici, che lo iscriviamo solo nell’unica scuola che lo ha a tal punto convinto, sedotto, cambiato, inviando tempestivamente, su richiesta della scuola, tutta la documentazione necessaria. Ci sentiamo ogni giorno più vicini al momento dell’epifania, il momento in cui M. apre la porta della sua passione e intraprende la strada verso la maturità, come una crisalide che diventa farfalla. Ma la storia di M. non è a lieto fine. Il 20 febbraio, l’Istituto Professionale Galdus, ha respinto la sua richiesta di iscrizione. Il motivo? esubero di domande rispetto ai posti disponibili e mancanza di risorse e di strumenti necessari per accogliere ragazzi come M. La porta resta chiusa, il futuro resta al di là. Di qua solo l’angoscia della delusione, la cenere di una speranza che aveva brillato come non mai, l’impotenza di fronte a chi, ancora una volta, gli nega il diritto alla normalità. Fin dai primissimi mesi di M. abbiamo plasmato le nostre scelte, la nostra vita, la nostra famiglia intorno al suo problema, alle sue esigenze. Finché questo ha riguardato la nostra sfera domestica e le nostre scelte personali, l’ho accettato con caparbia determinazione. Ma non mi sarei aspettata di doverlo fare anche a scuola. Laddove mi illudevo di poter condividere il compito educativo con i formatori, laddove mi aspettavo finalmente aiuto, ho trovato rifiuto. Già quando aveva sei anni, il piccolo istituto religioso in cui aveva completato la scuola materna gli ha negato la possibilità di continuare da loro gli studi e lo ha costretto ad abbandonare i propri amici e quei posti a lui cari. Alla scuola elementare, la maggior parte dei genitori si è schierata contro di lui, e contro di noi, fino a costringere i propri figli a non invitare M. neanche alle feste di compleanno. Alle elementari e poi anche alle medie ci hanno continuato a dire che comprendevano le difficoltà di M., ma ciononostante, lo hanno sempre “gestito” con note e sospensioni. Nel corso degli anni, il suo problema lo ha sempre più limitato, precludendogli la possibilità di frequentare attività e corsi perché richiede un'attenzione individuale costante. Addirittura l’oratorio scelto per il centro estivo, dopo il secondo anno, ci ha costretto a iscriverlo all'oratorio di appartenenza. Ho accompagnato il mio bambino speciale dalla scuola materna fino alla fine della scuola media. Come una tigre ho lottato per fargli vivere una vita normale, per permettergli di trovare la sua strada, la sua felicità. Ho sfondato porte chiuse e l’ho consolato per quelle che non sono riuscita ad aprire. E proprio adesso che lui è pronto a metterci il proprio impegno, io sono annichilita e impotente di fronte a quest’ultima porta chiusa. M. si sente pronto e ha bisogno di fiducia. Caro Ministro, si attivi affinché si smetta di negare la possibilità ai ragazzi con difficoltà di aprire le ali e di spiccare il volo, impedendogli così di iniziare a percorrere la propria strada. Non Le chiedo di impegnare la scuola ad accettargli incondizionatamente. Questo spetta unicamente a noi genitori. Le chiedo solo di attivare più risorse e ore negli istituti professionali che sono luoghi, secondo me, che meglio rispondono all’esigenze di chi proprio non ce la fa a mantenere alta l’attenzione su uno specifico compito, a organizzarsi adeguatamente e a stare seduto per così tanto tempo come invece viene richiesto negli istituti tradizionali. Perché se è vero che è scuola dell'obbligo, allora qualche obbligo, però, deve assumerselo anche la scuola".