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Dissesto, molte le industrie e le scuole potenzialmente a rischio

Lo dice il 'focus Lombardia' del rapporto sullo stato del Rischio del territorio italiano, curato da ANCE-CRESME Ricerche

Lo scorso 6 marzo a Milano è stato presentato da ANCE Lombardia, Legambiente Lombardia, Consulta Regionale degli Architetti e Ordine dei Geologi della Lombardia il 'focus Lombardia' del rapporto sullo stato del Rischio del territorio italiano, curato da ANCE-CRESME Ricerche. “In Lombardia ben 580.000 persone, ovvero quasi il 6% dell'intera popolazione regionale, afferma il Rapporto, sono esposte a rischio per il solo fatto di risiedere in aree a forte criticità idrogeologica: in tali aree risultano infatti localizzati ben 99.000 edifici residenziali, di cui un sesto nella sola provincia di Pavia. Aree che interessano il 9% della superficie regionale, e che sono dislocate nel territorio amministrato dal 60% dei comuni lombardi. In queste aree poi non si trovano solo residenze, ma anche attività produttive, scuole e ospedali: complessivamente sono oltre 50.000 gli insediamenti esposti, che occupano quasi 200.000 addetti. Per non parlare di scuole, ospedali e imprese: ben 623 scuole, 50 ospedali e oltre 5000 industrie sono localizzati in aree ad elevato rischio”. Questi sono dati che descrivono un fenomeno che colpisce in modo particolare le province di Sondrio, Pavia e Brescia. Ma anche Milano non ne è esente: si legge nel rapporto, sono ben 939 le industrie localizzate in territori a rischio, 93 scuole e 7 ospedali.
 

Negli ultimi 5 anni gli eventi di dissesto in Lombardia sono stati 125 e hanno coinvolto ben 106 comuni. Episodi che hanno generato 633 sfollati e ben 2 vittime. Il 2009, afferma sempre il rapporto, è stato sicuramente l’anno peggiore con 69 eventi e 322 sfollati, ma anche il 2013 ha fatto segnare un triste primato: 152 sfollati in soli 13 episodi tra frane e alluvioni. Tra le zone maggiormente colpite spicca Pavia con ben 41 eventi di dissesto rilevati in questo arco temporale. Milano fortunatamente è una delle province meno colpite, con solo un evento registrato nel 2013.
 

“Nonostante dal 1997 viga l'obbligo di studio geologico nella pianificazione comunale – ricorda Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - le scelte localizzative appaiono indifferenti ai fattori di rischio idrogeologico, anche per la sopravvivenza di antiche previsioni urbanistiche che pochi amministratori hanno il coraggio di mettere in discussione: il risultato è che popolazione e insediamenti continuano ad assieparsi in aree che potrebbero finire sott'acqua o venir invase dai detriti”.
 

"Affinché gli studi geologici a corredo dei Piani di Governo del Territorio possano rispondere perfettamente alle esigenze di tutela e sicurezza di un territorio, dal punto di vista dei rischi di carattere geologico, idrogeologico o sismico è necessario che sia certa e non venga a mancare l'azione di controllo esercitata, a tutti i livelli, dagli enti territoriali comunali o sovracomunali – gli fa eco Vincenzo Giovine, presidente dell'Ordine dei Geologi lombardi. I progetti degli interventi edificatori pubblici e privati, come già avviene per le prescrizioni urbanistiche, devono obbligatoriamente essere verificati dai tecnici delle amministrazioni locali a livello puntuale verificando la conformità degli stessi con i contenuti degli strumenti urbanistici controllando, in particolar modo l'incidenza, l'impatto e le modifiche che ogni singolo intervento opera sull'ambiente circostante. Solo attraverso l'azione di controllo e verifica sarà garantita l'efficacia degli studi di pianificazione”.
 

Recentemente la Lombardia, a differenza di altre regioni come la Sardegna, non è stata teatro di eventi climatici estremi ma questo non giustifica il fatto che occorre immediatamente fare qualche cosa per mettere in sicurezza il territorio. Per non trovarsi nuovamente davanti la tragedia compiuta.

                       

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