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Shevchenko si racconta a Dazn: "La partita più bella? Senza dubbio la finale di Manchester a Old Trafford contro la Juve"

Sul suo inizio: “Lobanovsky, il mio allenatore della Dinamo, è stato un grande maestro di calcio, tutta la mia storia calcistica è cominciata con lui. Mi ha dato tanto, mi ha cambiato tanto. Di lui ricordo i ritmi: in ritiro facevamo tre allenamenti al giorno. Sveglia alle 6, alle 7 primo allenamento, poi colazione e secondo allenamento. Poi doccia, pranzo veloce e terzo allenamento. Kaladze quando è arrivato ha fatto una fatica tremenda. Furono due anni difficili per Kakha...”.

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Sul suo arrivo al Milan: “Ero felicissimo, fu un momento speciale. C’è una bella storia sul mio numero, il 7. Ricordo che arrivò Ibrahim Ba, mi disse “Se vuoi ti lascio questo numero”. Io ringraziai, era perfetto. Due giorni dopo mi chiamò un amico d’infanzia, mi disse: “Sai che in lingua ebraica, “sette” si diche “sheva”? Io non ci potevo credere. Mi disse che mi avrebbe portato fortuna. Ed è successo questo”.

Sul rapporto con i suoi tifosi: “Il rapporto speciale con la gente del Milan è sempre dentro il mio cuore. Le emozioni che ho provato sono indescrivibili. Ricordo al secondo anno, gol dopo gol, domenica dopo domenica, a San Siro c’erano sempre più bandiere dell’Ucraina. Pelle d’oca: ogni volta che i tifosi cantavano, erano emozioni speciali”.

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