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Faro in Città, un progetto di accoglienza nel cuore di Milano: "Puntiamo ad una reale integrazione"

L’accoglienza, diffusa, per cercare di facilitare l’integrazione di famiglie che subiscono l’impatto di un nuovo paese, di una nuova lingua, di una nuova cultura. Ad aiutarli, nell'ambito della fondazione L’Albero della Vita, è il centro di accoglienza Faro in Città.

Quartiere Baggio, qui la gente ha ormai capito il progetto che gli operatori portano avanti e accolgono con favore i nuovi arrivati, perlomeno ci provano quasi tutti. Sono tutti richiedenti asilo, nell'attesa che la loro domanda venga esaminata mediamente trascorrono almeno un anno e mezzo all'interno della struttura.

Ci sono 21 appartamenti tra monolocali, bilocali e trilocali per una capienza massima di 95 persone. Ogni ospite ha quotidianamente a disposizione dei buoni spesa, un minimo di autonomia economica che è fondamentale per sentirsi indipendente.

Al fine di garantire ambienti e spazi di socializzazione nella struttura sono presenti 2 grandi aree comuni: una al 6° piano di 160 mq attrezzata come area ritrovo, lettura, con possibilità di salotto e tv ed area giochi (calcio balilla, giochi in scatola), con la presenza anche di un area terrazzo; una seconda al piano terra ad uso Sala Polifunzionale dove possono svolgersi laboratori vari, i corsi di italiano ed orientamento, sala studio e luogo di incontri di formazione/sensibilizzazione.

Durante il periodo di accoglienza, gli educatori accompagnano e affiancano i nuclei nella risoluzione delle questioni quotidiane, diventando un “ponte” per la conoscenza del territorio e della comunità locale. In questo contesto, il rapporto tra educatore e nucleo familiare si caratterizza come una relazione di fiducia reciproca, attraverso la quale l’educatore sostiene il nucleo nella realizzazione del proprio percorso verso l’autonomia, supportandolo nel focalizzare e potenziare le proprie risorse e non sostituendosi, ma accompagnandolo, principalmente i genitori, direttamente nell’agire.

In questo momento la struttura è piena, il 50% sono minori e di questi la stragrande maggioranza di età compresa tra zero e tre anni. Molti gli spazi comuni, un modo per interagire e fare gruppo con ampi spazi verdi anche all’esterno.

L’inserimento dei bambini a scuola, delle mamme e delle figure adulte nei corsi specifici di italiano e la loro quotidianità nel quartiere tra supermercati e negozi è il modo più concreto, e sicuramente più desiderato, per raggiungere quella integrazione di cui da anni sentiamo solo parlare.

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