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Ultrà morto prima di Inter-Napoli: il video che incastra il tifoso azzurro accusato di omicidio

Le immagini con cui la Digos ha "isolato" la Kadjar sul luogo dell'omicidio

Eccole le immagini che, secondo la Digos, inchiodano Fabio Manduca, il 39enne partenopeo arrestato con l'accusa di omicidio volontario per la morte di Daniele Belardinelli, l'ultrà del Varese che aveva perso la vita durante gli scontri tra napoletani e interisti avvenuti il 26 dicembre in via Novara prima della partita

"L'arrestato arriva alla fine di una lunga indagine - ha spiegato Claudio Ciccimarra, capo della Digos meneghina -. È stato un lavoro difficile, ma siamo riusciti a ricostruire la dinamica esatta dei fatti anche grazie a tante immagini, alle dichiarazioni dei testimoni, alle perizie". 

E una mano grande, molto grande è arrivata proprio dai video. Nelle immagini - passate al setaccio frame per frame dagli investigatori - si vedono le fasi cruciali dell'agguato che i tifosi interisti - spalleggiati dagli ultrà del Varese e del Nizza - avevano organizzato contro la carovana dei rivali partenopei

La guerriglia inizia  quando la telecamera - che ha l'orario di un'ora e dieci minuti in avanti - segna le 20.33 e 20 secondi. In quel momento uno scooter precede il gruppo dei napoletani - che si trova in via Novara - e all'angolo con via Zoia il giovane in moto fa un segnale a un ragazzo che è lì all'angolo ad aspettare. 

Il "palo" temporeggia un attimo perché vedere passare una Volante - l'unica in zona - e poi accende un fumogeno che è il via alle "ostilità". Alle 20.33 e 23 secondi, cinquanta interisti - con Belardinelli in prima fila - invadono la strada e vanno verso destra, subito seguiti da altri che "prendono" la strada nel senso opposto. 

Tra i due blocchi - e questa è la verità incontrovertibile raccontata dai filmati - restano soltanto un'Audi A3 e una Renault Kadjar, proprio l'auto guidata da Fabio Manduca, che a bordo ha altri quattro uomini. A quel punto, sempre secondo le indagini, il 39enne accelera, sorpassa l'Audi sulla sinistra e poi converge verso il centro, prendendo in pieno Belardinelli, che muore poco dopo in ospedale per i traumi riportati. 

A chiudere il cerchio, senza saperlo, è stato poi lo stesso Manduca, che a Napoli gestisce con il fratello un'agenzia di pompe funebri. Convocato due volte dalla Digos meneghina, il 39enne non aveva mai aperto bocca ma in una conversazione intercettata si è lasciato andare ad un "me lo sono trovato davanti" che per gli agenti è stata praticamente una sorta di confessione. 

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